Coronavirus, negli Stati Uniti niente cure ai disabili: «Una discriminazione, la legge li ha resi cittadini di serie B»

Coronavirus, negli Stati Uniti niente cure ai disabili: «Una discriminazione, la legge li ha resi cittadini di serie B»
Coronavirus, negli Stati Uniti niente cure ai disabili: «Una discriminazione, la legge li ha resi cittadini di serie B»
di Enrico Chillè
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Martedì 31 Marzo 2020, 15:49

In gran parte degli Stati Uniti, le cure contro il coronavirus sono state negate per legge ai disabili, ma anche a persone con disturbi psichici e patologie pregresse come quelle neurologiche (ad esempio, l'atrofia muscolare spinale), cardiovascolari, diabete e malattie polmonari. Lo hanno stabilito, per legge, già diversi stati federali degli Usa, come il Minnesota, il Colorado, il Tennessee, lo Utah e l'Alabama.

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La denuncia arriva dall'ente nazionale Disability rights education and defense fund, che a Il Fatto Quotidiano ha evidenziato quella che è una chiara discriminazione nei confronti di alcune categorie di cittadini per l'accesso alle cure per il Covid-19. Alcuni degli stati Usa hanno già scritto, nero su bianco, che le persone affette da patologie pregresse o disabilità «sono candidati improbabili per il supporto alla respirazione». Dunque, se contagiate, queste categorie più deboli sono lasciate al proprio destino.

Diverse associazioni hanno chiesto direttamente al governo centrale di Washington di prendere una posizione netta a favore di chi è disabile o già affetto da altre patologie, riconoscendo per tutti il rispetto dei diritti civili e umani: «Non si può stabilire chi escludere dalle cure in base a determinate categorie prestabilite, questo significa decretare per legge una divisione tra cittadini di serie A e di serie B». Gli appelli si sono moltiplicati grazie all'intervento di altre associazioni di tutela delle persone disabili. Intanto, però, discriminazioni simili stanno per essere stabilite, per legge, anche dallo stato di Washington, New York, Oregon, Maryland e Pennsylvania.

Lisa Noja, deputata italiana affetta da Sma che ha studiato e vissuto per oltre un anno Oltreoceano, ha spiegato a Il Fatto Quotidiano: «In Italia c'è una concezione di salute molto diversa da quella statunitense. Per noi è un diritto individuale che lo Stato deve garantire a tutti, per loro no. Inoltre, loro hanno in generale un approccio pragmatico e utilitaristico, anche se in questo caso siamo di fronte ad un caso inumano e discriminatorio. Qui non parliamo di triage, ma di selezione dei pazienti in base alle loro categorie; si rischia di affermare che una vita è meno utile di un'altra, e quindi vale meno. In Italia, con tutte le mancanze del nostro sistema sanitario nazionale, per fortuna non abbiamo e non avremo mai un approccio del genere: quando entriamo in ospedale, tutti abbiamo lo stesso diritto alle cure. Da questo punto di vista, siamo un paese molto più civile di altri».

Quello della discriminazione delle persone disabili è solo l'ultima delle contraddizioni emerse negli Stati Uniti colpiti dall'emergenza coronavirus. Qualche giorno fa, ad esempio, avevano suscitato molto scalpore le dichiarazioni di Dan Patrick, vicegovernatore del Texas: «Ben vengano le morti di persone anziane, se questo servirà a salvare la nostra economia».

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