David Beriain, ucciso in Burkina Faso. L'intervista del 2017: «Vale la pena rischiare la vita per informare»

David Beriain, ucciso in Burkina Faso. L'intervista del 2017: «Vale la pena rischiare la vita per informare»
David Beriain, ucciso in Burkina Faso. L'intervista del 2017: «Vale la pena rischiare la vita per informare»
di Enrico Chillè
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Martedì 27 Aprile 2021, 21:06

David Beriain è probabilmente il più noto dei tre reporter rapiti e uccisi ieri in Burkina Faso. Il giornalista spagnolo, infatti, era stato autore di documentari molto noti, come 'Il mondo dei narcos', e per informare lettori e spettatori era abituato a viaggiare nelle zone più remote e pericolose del mondo. Ed era pienamente consapevole dei rischi che correva, così come il suo cameraman Roberto Fraile e ad un collega irlandese non ancora identificato.

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Tra le esperienze vissute dal 44enne David Beriain c'erano le zone controllate dai talebani in Afghanistan, le città del Messico dominio dei narcos e tanti altri angoli del mondo in cui essere giornalisti e reporter è molto più pericoloso rispetto alla Spagna dove era nato e cresciuto, prima di trasferirsi in Argentina e aver girato nel corso degli anni diversi continenti per i suoi reportage. Come riporta 20minutos.es, il giornalista spagnolo era pienamente consapevole dei rischi che affrontava e lo aveva spiegato bene in un'intervista del 2017: «Se vale la pena rischiare la vita per informare? Assolutamente sì, mi considero un privilegiato perché non vado in quei posti solo per far conoscere la realtà agli altri, ma anche per placare la mia curiosità.

Non amo il pericolo, ma lo accetto perché voglio sapere. Sono curioso di conoscere la natura umana anche nei posti e nelle situazioni più estreme».

David Beriain, giornalista e autore di documentari, era nato ad Artajona (Navarra) nel 1977 ma iniziò a lavorare in Argentina. Dal 2002 aveva iniziato a seguire zone di conflitto come l'Afghanistan, l'Iraq, il Sudan, la Colombia e il Pakistan. I suoi documentari, col passare degli anni, avevano acquisito sempre più popolarità in tutto il mondo, anche grazie alla loro trasmissione su canali internazionali come DMAX e Discovery. I temi affrontati erano sempre più scottanti: dal narcotraffico alla guerra, passando per lo spionaggio, le migrazioni e i genocidi delle popolazioni dell'Amazzonia. Oltre ad aver ricevuto diversi premi giornalistici, David Beriain era stato anche finalista del premio Bayeux di Normandia per inviati di guerra e si era guadagnato una nomination agli Emmy.

In un mondo da lui considerato troppo frivolo, David Beriain era instancabile nei suoi lunghi e pericolosi viaggi. E non voleva sapere di fermarsi, come aveva anche spiegato con un singolare aneddoto. «Avevo incontrato i talebani in Afghanistan, parlando con loro e preparando un documentario che era stato visto da un milione di spettatori, per uno share del 7%. Quello stesso giorno Belén Esteban debuttò con il programma Sálvame Deluxe (considerato un talk show spazzatura, ndr) e ottenne il 23%» - raccontava il giornalista e reporter - «A quel punto puoi fare due cose: gettare la spugna per la frustrazione o pensare che tutto sommato un milione di persone, come se fossero dieci Camp Nou pieni, avevano seguito il mio documentario e si erano interessati di ciò che accadeva a migliaia di chilometri di distanza».

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