Covid, il caso degli 'eterni positivi' e la possibile spiegazione dietro la formazione di nuove varianti. In molti pazienti, generalmente immunocompromessi, la positività può durare anche oltre un anno, spesso con esiti fatali.
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Un esempio è quello di un paziente britannico, che ha convissuto con il virus per 505 giorni ed è poi morto: si tratta dell'infezione Covid più lunga finora conosciuta, che ha superato il record precedente (una donna di 48 anni immunocompromessa con diabete di tipo 2 e un linfoma a grandi cellule B alle spalle, che è rimasta positiva per 335 giorni). Al di là della durata eccezionale della positività, questi casi pongono un problema: quello di capire come cambia il virus mentre alberga in persone col sistema immunitario 'disattivato'.
Gli scienziati del King's College London e del Guy's and St Thomas' Nhs Foundation Trust hanno studiato 9 pazienti Covid a Londra e forniscono evidenze del fatto che nuove varianti del virus possono insorgere negli 'eterni positivì, immunocompromessi che non riescono a debellare il nemico.
«Volevamo indagare su quali mutazioni si verificano e se le varianti si evolvono in queste persone con infezione persistente», spiega Luke Blagdon Snell, del Guy's and St Thomas' Nhs Foundation Trust, primo autore dello studio. Durante la pandemia, come si è visto, sono emersi molteplici nuovi mutanti di Sars-CoV-2. «Alcune di queste varianti - osserva l'esperto - si trasmettono più facilmente, causano malattie più gravi o rendono i vaccini meno efficaci. Una teoria è che si evolvano in persone il cui sistema immunitario è indebolito da malattie o trattamenti medici come la chemioterapia, che possono avere un'infezione prolungata da Sars-CoV-2».