Covid, Denise rinuncia all'ultimo posto in rianimazione per salvare i più giovani: la lettera dei medici che non leggerà mai

Coronavirus, Denise rinuncia all'ultimo posto in rianimazione per salvare i più giovani: la lettera dei medici che non leggerà mai
Coronavirus, Denise rinuncia all'ultimo posto in rianimazione per salvare i più giovani: la lettera dei medici che non leggerà mai
di Silvia Natella
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Mercoledì 9 Dicembre 2020, 15:50

Si chiamava Denise e ha rinunciato all'ultimo posto in rianimazione per salvare qualcun altro. La storia di questa donna francese sta facendo il giro del mondo dopo che i medici che l'hanno assistita rispettando le sue ultime volontà le hanno scritto una lettera che non leggerà mai. Parole pubblicate dal giornale Le Monde per raccontare il ricovero durante la prima ondata di coronavirus, a marzo, e la decisione di non occupare l'ultimo letto del reparto perché anziana. 

«Non sono stati né il suo vecchio tumore quasi guarito, né l’insufficienza cardiaca, né l’età avanzata a impedire l’ammissione in rianimazione. È lei ad avere preso la decisione di non entrare, ad avere espresso una preferenza. Non voleva occupare l’ultimo posto in reparto, voleva lasciarlo a qualcuno che avrebbe potuto essere suo figlio o suo nipote. Cara signora Denise, lei aveva talmente bisogno di ossigeno da volere essere certa che ne sarebbe rimasto a sufficienza per tutti», scrivono i medici.

Il suo sacrificio ha permesso di aiutare uno sconosciuto perché credeva di aver vissuto abbastanza e che una sorta di "accanimento terapeutico" sarebbe potuto rivelarsi vano. «La priorità assicurata a un individuo può essere soppiantata dalla priorità data alla collettività, a condizione di preservare i principi fondamentali e i valori dell’assistenza», continuano i medici. 

La lettera si conclude con un ricordo: «Abbiamo cercato di lasciarla andare accompagnata dai suoi cari. Non dimenticheremo mai la serenità e la dolcezza dei suoi grandi occhi neri. Non dimenticheremo mai che ci ha chiesto di andare a occuparci del pazienti che avevano qualche possibilità di farcela.

Le restavano pochi giorni, ma il sorriso era quello di sempre. Grazie ancora per questo incontro così ricco di insegnamenti».

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