Scritta razzista sul cappellino, Amazon nella bufera: l'articolo rimosso dal catalogo

Scritta razzista sul cappellino, Amazon nella bufera: l'articolo rimosso dal catalogo
di Nico Riva
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Martedì 22 Settembre 2020, 11:50

Amazon è stata travolta da una valanga di lamentele e critiche, tanto da dover correre ai ripari e rimuovere un prodotto in vendita. L'articolo incriminato era infatti un berretto da baseball da quasi 13 sterline, un cappellino con una particolarità inaccettabile: una scritta esplicitamente razzista. 

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"Black Lives Don’t Matter" ("Le vite dei neri non importano/non contano", ndr) recitava il cappellino: lo slogan volutamente provocatorio si prendeva gioco del movimento Black Lives Matter, nato dopo la morte atroce di George Floyd a Minneapolis lo scorso 25 maggio. L'articolo è stato rimosso dopo la denuncia su Twitter dell'avvocata inglese Alexandra Wilson: «Questo non è ok. Amazon, perché questo cappello razzista è in vendita sul vostro sito? Non fate dei controlli? Onestamente, è imbarazzante». Intervistata dall'Independent, Wilson ha aggiunto: «è davvero deludente che ci sia voluto tempo per rimuoverlo. Numerose persone come me hanno segnalato l'articolo, e il materiale razzista dovrebbe essere rimosso immediatamente. Amazon e siti simili devono fare maggiori controlli: non è la prima volta che succede». 
 


George Floyd, afroamericano, è morto soffocato da un poliziotto che per 8 minuti e 46 secondi gli ha premuto un ginocchio sul collo durante un fermo. Il suo grido "I can't breathe (Non riesco a respirare) è diventato drammaticamente celebre. Tutto è stato ripreso e postato online, diventando in poco tempo virale e dando vita ad uno dei più grandi movimenti di protesta antirazzista al mondo: migliaia di persone in tutti i continenti sono scese in piazza per condannare la violenza razziale a gran voce. 

George Floyd è diventato un simbolo, ma è stato la goccia che ha fatto traboccare un vaso già colmo, mostrando al mondo un diffuso odio razziale legato a doppia mandata con l'abuso di potere da parte di una grossa fetta della polizia statunitense. Dopo Floyd, altri episodi analoghi hanno sconvolto l'opinione pubblica, gettando ancor più benzina sul fuoco della protesta, come quelli di Breonna Taylor, uccisa da un poliziotto in casa propria, e Jacob Blake, colpito da sette pallottole alla schiena davanti ai suoi tre bambini. La sorella di Blake ha commentato: «Ho visto poliziotti bianchi uccidere la gente come me per anni. Ho smesso di piangere tanto tempo fa. Sono arrabbiata e stufa: non voglio la vostra pietà, voglio un cambiamento». In segno di protesta, anche la Nba, il baseball e il calcio si sono fermati in America. 

 

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