Brexit, un milione in piazza a Londra per chiedere il secondo referendum

Brexit, record di firme per chiedere un secondo referendum: «Siamo un milione»
Brexit, record di firme per chiedere un secondo referendum: «Siamo un milione»
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Sabato 23 Marzo 2019, 16:08 - Ultimo aggiornamento: 24 Marzo, 08:58

Il popolo che contesta la Brexit scende in strada a Londra. Sono più di un milione le persone scese in piazza a Londra nel grande corteo anti Brexit di oggi per invocare un secondo referendum. Lo affermano i promotori della piattaforma 'Peoplès Vote', parlando di una partecipazione «straordinaria». La cifra, non corroborata da fonti indipendenti, va oltre quella indicata nella precedente manifestazione analoga svoltasi sempre nel cuore della capitale britannica nell'ottobre scorso con una stima accreditata di 700.000 persone circa.

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Record formalizzato, oltre le 4,2 milioni di firme, per la petizione popolare lanciata sul web per chiedere al Parlamento britannico la revoca dell'articolo 50, e quindi lo stop della Brexit, a dispetto del voto referendario di 3 anni fa. Lo riportano i media sulla base dei numeri dal sito di Westminster che segnalano il sorpasso rispetto a un'analoga iniziativa condotta nel 2016 dallo stesso fronte pro Remain per invocare (allora invano) un referendum bis. La notizia arriva nella giornata del grande corteo anti- Brexit in corso a Londra.

L'appello online sembra comunque destinato a essere snobbato dal governo. Revocare la Brexit rappresenterebbe «un'irreparabile danno alla democrazia» Theresa May «non lo consentirà», ha detto una portavoce di Downing Street. La revoca sarebbe «un tradimento» della volontà popolare espressa alle urne nel 2016, ha ribadito ieri la stessa premier in una lettera inviata a tutti i deputati. «Non sta a una petizione cancellare l'esito di un referendum», le ha fatto eco da parte sua il viceministro per la Brexit, Kvasi Kwarteng. Sul valore dell'iniziativa, al di là dei numeri oggettivamente significativi, pesa del resto qualche riserva: risultano infatti conteggiati anche cittadini non britannici e il sito parlamentare che raccoglie le petizioni è stato finora in grado di certificare la residenza nel Regno di meno della metà dei firmatari.



 

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