Elezioni Gran Bretagna, Johnson trionfa: «Brexit 31 gennaio». Si dimette leader LibDem

Elezioni Gran Bretagna, Johnson trionfa: «Brexit 31 gennaio». Si dimette leader LibDem
Elezioni Gran Bretagna, Johnson trionfa: «Brexit 31 gennaio». Si dimette leader LibDem
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Giovedì 12 Dicembre 2019, 18:12 - Ultimo aggiornamento: 1 Marzo, 16:36

Unione Europea addio. Le elezioni britanniche più importanti degli ultimi decenni consegnano a Boris Johnson una larghissima maggioranza assoluta a Westminster, le chiavi di Downing Street per i prossimi 5 anni e il lasciapassare per una Brexit che a 3 anni e mezzo dal referendum del 2016 diventa irreversibile. In attesa di assegnare gli ultimi otto seggi dei 650 totali del Parlamento britannico, i conservatori ne
hanno conquistati 359, mentre i laburisti 202. Un risultato che non si vedeva dai tempi di Margaret Thatcher e segna invece la disfatta peggiore da decenni per il Labour

«Get Brexit done» e «unificare il Paese»: sono gli impegni ribaditi stanotte da Boris Johnson nel discorso di proclamazione a deputato rieletto nel collegio di Uxbridge, sia pure con un margine limitato a 7000 voti. Il premier Tory ringrazia «il popolo» britannico per aver votato a dicembre e per il risultato. Rilancia quindi le sue promesse elettorali su investimenti nella sanità e in altri settori. L'obiettivo è realizzare la Brexit ma non solo e «cambiare il Paese per il meglio». «Il lavoro - conclude - comincia oggi».


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Johnson: Brexit il 31 gennaio. «La Brexit si farà il 31 gennaio, senza se e senza me». Lo ha detto il premier britannico Boris Johnson nel discorso della vittoria, assicurando, rivolto agli elettori, anche a quelli che hanno votato per i conservatori per la prima volta: «Non vi pentirete di averci votato, ascolteremo la vostra voce». «È la più grande vittoria dagli anni 80, quando molti di voi non erano neanche nati», ha detto Johnson parlando ai suoi sostenitori a Londra. Secondo la Bbc, questo è il risultato migliore dei Tory dal 1987, dai tempi di Margaret Thatcher. «Adesso uniamo il Paese», ha detto ancora Johnson ringraziando anche coloro che hanno votato i conservatori «per la prima volta!». 

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Johnson: dal voto mandato per la Brexit, lo onoreremo. La vittoria elettorale Tory di ieri è stato «un mandato per la Brexit, che noi onoreremo entro il 31 gennaio». Lo ha detto Boris Johnson di fronte a Downing Street nel discorso di vittoria, ringraziando gli elettori - in particolare nei collegi che non avevano mai votato Tory «in 100 anni» - e impegnandosi a «lavorare senza risparmio» anche per una programma di politica interna su temi come sanità, sicurezza «fine dell'austerità». Promesso pure rispetto per «i sentimenti di chi non ci ha votato» e dell'elettorato pro Remain.



Charles Michel: accordo prima possibile. «Mi congratulo con Boris Johnson e mi aspetto che il Parlamento britannico ratifichi il prima possibile l'accordo» negoziato sulla Brexit: lo ha detto il presidente del Consiglio Ue Charles Michel. La Ue «è pronta a discutere gli aspetti operativi» delle relazioni future, ha aggiunto, spiegando che i leader avranno una discussione sulla Brexit oggi.

Von der Layen: pronti a negoziare. Siamo pronti «a negoziare quanto necessario». Ursula Von der Leyen accoglie in questi termini il risultato delle elezioni celebrate nel Regno Unito. Da Bruxelles, la nuova presidente della Commissione Europea annuncia di aspettarsi oggi dai leader Ue un mandato chiaro «sui prossimi passi». Il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, ha preannunciato «un messaggio forte» in arrivo da Bruxelles: «Siamo pronti per i prossimi passi, vedremo se è possibile per il parlamento britannico accettare l'accordo di uscita e se così è saremo disposti a compiere il prossimo passo».
 


Jo Swinson si dimette.  La leader dei liberaldemocratici ha deciso di dimettersi dopo aver perso il suo seggio nell'East Dunbartonshire. «I risultati della notte scorsa sono ovviamente enormemente deludenti nel mio seggio ed in tutto il Paese, con Boris Johnson che ha ottenuto la maggioranza - ha detto Swinson in una dichiarazione - Sono orgogliosa di questa campagna, i liberal democratici hanno combattuto per l'apertura, la generosità e la speranza. Siamo stati onesti su quello in cui crediamo ed in quello che stiamo cercando di ottenere». Ma il risultato rappresenta «una chiara sconfitta per i valori liberali, anche se ci sono milioni di persone nel Paese che ci credono, unendoci per combattere per questi possiamo creare un futuro positivo». I Libdem saranno guidati, fino alle elezioni per il rinnovo della leadership il prossimo anno, dalla baronessa Sal Briton e dal parlamentare Ed Davey.

Gove: una vittoria del popolo britannico. «È una vittoria del popolo britannico che ha bocciato la politica divisiva e antisemita di Jeremy Corbyn».
Così il braccio destro di Boris Johnson, Michael Gove, commentando la vittoria dei Tory alle elezioni in Gran Bretagna. Il ministro si è poi rivolto direttamente alla comunità ebraica in Gran Bretagna: «Adesso non dovete più avere paura».


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Labour tiene a Londra. Il partito laburista britannico tiene a Londra dove ha conquistato 49 su 73 seggi. Sia Boris Johnson che Jeremy Corbyn hanno vinto nelle loro circoscrizioni. I Tory hanno perso Putney ma hanno guadagnato Kensington ottenendo in totale 21 seggi. Fuori invece Chuka Umunna, ex astro nascente del Labour passato in queste elezioni ai LibDem.
 
 

Breccia nel "Red wall". In base ai primi risultati ufficiali i conservatori hanno messo a segno anche una prima breccia nel muro rosso del Nord dell'Inghilterra. Passa al Tory Iain Levy lo storico collegio minerario laburista di Blyth Valley, in mano alla sinistra dal 1950, ma pro Brexit e preso di mira apertamente da Boris Johnson. Ai Tories va anche Workington, storicamente rosso, ma in maggioranza pro Brexit, perso una sola volta nella storia dal Labour nel 1976: qui il candidato Tory, Mark Jenkinson, ha scalzato la deputata laburista, Sue Hayman. L'espressione Workington Man era stata creata in questi mesi da un think tank per indicare un simbolo della working class bianca euroscettica che Boris Johnson avrebbe potuto corteggiare. 

La Brexit. L'orizzonte di Boris è adesso orientato a fare i conti con i numeri esatti del Parlamento eletto, che sarà inaugurato la settimana prossima e dinanzi al quale il nuovo governo dovrà presentare un programma aggiornato letto dalla regina in un imminente Queen's Speech bis. Per avviare quindi l'iter sulla ratifica del controverso accordo di separazione da lui già raggiunto con Bruxelles prima della pausa di Natale e mettere finalmente nel mirino l'attuazione formale della Brexit alla nuova scadenza fissata per il 31 gennaio.
 


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