Le immagini parlano da sole. I volti deformati dal dolore di due giovanissimi genitori che hanno appena perso il loro bambino sotto le bombe di Putin non hanno bisogno di didascalie. Sono l'emblema della tragedia della popolazione civile in Ucraina. Come Polina e il suo fratellino Semyon, e come tanti altri bambini ucraini, il piccolo Kirill, 18 mesi appena, è morto nei bombardamenti russi su Mariupol, la città in trappola nel sudest del Paese. Un reporter dell'Associated Press riprende la scena: un uomo corre dentro un ospedale con un piccolo fagotto insanguinato tra le braccia, dietro di lui una giovane donna con il volto devastato e la maglietta grigia macchiata di sangue all'altezza del petto quasi lo insegue. Un soccorritore in tuta arancione si scansa per non rallentarne la corsa, un altro li guarda impotente.
Si intravede nel corridoio la sagoma di un militare, arma ed elmetto.
La madre lo ha messo su un treno verso la salvezza a Zaporizhzhia, assediata dalle forze russe, ma è dovuta rimanere per occuparsi della nonna disabile. Il piccolo aveva con sé solo una busta di plastica, un passaporto e un numero di telefono scritto a penna sul dorso di una mano. I volontari slovacchi, dopo averlo rifocillato, hanno chiamato quel numero e dei parenti del bambino sono venuti a prenderlo. Ora è in salvo a Bratislava, ma lontano dalla sua famiglia. In un Paese dove tutto è sospeso, dove le vittime si contano a decine ogni giorno, dove la morsa dei russi non accenna a rallentare, molti ucraini continuano a sfidare la guerra e la morte guardando la vita negli occhi: quasi 4.000 coppie si sono sposate dal giorno dell'attacco, il 24 febbraio, e più di 4.311 neonati hanno visto la luce nelle città assediate.
Di Maio: un'altra famiglia distrutta
In un bombardamento a Mariupol «Marina e Fedor hanno perso il loro figlio Kirill di soli 18 mesi. I medici hanno provato a salvarlo ma non c'è stato niente da fare. Un'altra famiglia distrutta, un altro essere umano strappato alla vita. A distruzione e morte si aggiunge altra distruzione e altra morte». Lo scrive il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, su Fb postando una foto del bambino e dei genitori in ospedale. «Guardare certe immagini fa male, ma girarsi dall'altra parte non è la risposta. Questa guerra va fermata subito: stop alle bombe, è la cosa più urgente adesso. Sono giornate drammatiche, al fianco del popolo ucraino».