Attacco in Congo, il ministero dell'Interno di Kinshasa: «Non sapevamo che l'ambasciatore italiano fosse in quella zona»

Attacco in Congo, il ministero dell'Interno: «Non sapevamo che l'ambasciatore italiano fosse in quella zona»
Attacco in Congo, il ministero dell'Interno: «Non sapevamo che l'ambasciatore italiano fosse in quella zona»
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Lunedì 22 Febbraio 2021, 19:12 - Ultimo aggiornamento: 19:44

L'attacco al convoglio Onu, in cui sono stati uccisi l'ambasciatore Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e il loro autista, Mustapha Milambo, e in cui sono state rapite quattro persone (di cui una sola ritrovata), è avvenuto in una delle zone più pericolose del Congo. Ed ora il Ministero dell'Interno di Kinshasa ammette: «Non sapevamo che l'ambasciatore italiano si trovasse lì, per questo non siamo riusciti a garantire misure di sicurezza adeguate».

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Quattro persone rapite, una sola ritrovata

Il Nord-Kivu, la zona in cui si trova la città di Goma, è una parte del Congo considerata instabile e in balia di gruppi armati ribelli, congolesi come stranieri. Le autorità provinciali, fa sapere il Ministero dell'Interno di Kinshasa, non erano a conoscenza della presenza dell'ambasciatore italiano in quell'area: «I servizi di sicurezza e le autorità provinciali non sono stati in grado di garantire misure di sicurezza specifiche per il convoglio, né di arrivare in loro aiuto». Lo riporta anche il portale locale Actualité.

Chi sono i responsabili dell'attacco

Luca Attanasio, 43 anni, insieme al suo carabiniere di scorta Vittorio Iacovacci, 30 anni, e all'autista congolese Mustapha Milambo, si stavano recando a Rutshuru per ispezionare un programma per la distribuzione di cibo nelle scuole. A circa 15 chilometri a nord di Goma, nel territorio del Nyiragongo, il convoglio Onu è stato attaccato da un commando, che poi ha rapito quattro persone. Una sola di queste è stata successivamente ritrovata.
Responsabili dell'assalto armato, secondo fonti inquirenti, sarebbero uomini delle Forze Democratiche per la liberazione del Ruanda: il Fdlr-Foca è il principale gruppo residuo di ribelli ruandesi di etnia Hutu, conosciuti per il genocidio in Ruanda. È questa l'ipotesi prevalente, sebbene non la sola, privilegiata anche dalle forze di polizia e dalle autorità locali. Secondo il Counter Terrorism Center, le Fdlr sarebbero responsabili di una dozzina di attentati terroristici commessi nel 2009, costati la vita a centinaia di persone nel Congo orientale.
In seguito all'azione dell'esercito congolese e dei ranger dell'Istituto Congolese per la Conservazione della Natura (Iccn), a partire dal 2010 le Fdlr hanno rimodulato le loro attività preferendo quelle che vengono definite «azioni a bassa intensità», ma con un'alta resa, specie in termini finanziari. Una nuova strategia che ha raggiunto forse il suo punto massimo nel 2018 quando furono rapiti due turisti inglesi, sempre nel parco nazionale di Virunga, rilasciati dopo due giorni. Nell'aprile del 2020 una sessantina di membri del Fdlr-Foca hanno attaccato una pattuglia dell'Iccn provocando 17 morti, di cui 12 ranger.

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