Artyom Severyukhin, le scuse del giovane pilota russo dopo il saluto nazista: «Sono stato sciocco»

Il 15enne pilota di kart, che per gareggiare ha ottenuto una licenza italiana, ha spiegato di non essere a conoscenza del significato di quel gesto

Artyom Severyukhin, il giovane pilota russo si giustifica così dopo il saluto nazista
Artyom Severyukhin, il giovane pilota russo si giustifica così dopo il saluto nazista
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Martedì 12 Aprile 2022, 11:58 - Ultimo aggiornamento: 12:48

Artyom Severyukhin nella bufera. Il giovane pilota russo di kart, dopo il saluto nazista sul podio dell'ultima gara, dove aveva vinto la gara a Portimao, in Portogallo, ha provato a giustificare quel gesto.

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Il 15enne, dopo l'esclusione degli atleti russi per la guerra in Ucraina, per gareggiare aveva ottenuto una licenza italiana e proprio in Italia si era trasferito per continuare l'attività. Difficile capire se la sua sia stata un'uscita di pessimo gusto o un semplice errore di ingenuità, ma Artyom Severyukhin ha deciso di giustificarsi in un modo non troppo convincente.

Il giovanissimo pilota, che dopo la sua uscita è stato licenziato e rischia pesanti sanzioni disciplinari da parte delle varie federazioni, ha spiegato di essere stato tratto in inganno dai cattivi consigli di alcuni italiani.

«Voglio scusarmi con tutti per quanto successo ieri sul podio. Ho fatto un gesto che molti hanno percepito come un saluto nazista, ma non è vero. Non ho mai supportato il nazismo e lo considero uno dei peggiori crimini dell'umanità. Gareggiavo con la licenza italiana, con la bandiera italiana. I ragazzi di fronte al podio mi hanno fatto vedere che in Italia è costume colpirsi sul petto mostrando la mano» - ha spiegato in un video Artyom Severyukhin - «Volevo solo fare il gesto, non so spiegare come sia nato. So di essere colpevole e di essere stato sciocco, sono pronto ad essere punito ma per favore, credetemi: non c'era intenzione nelle mie azioni. Non era alcun supporto verso il nazismo o verso il razzismo. Non volevo offendere spettatori, tifosi, atleti, la squadra né chi stava seguendo l'evento. Scusatemi».

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