Un ragazzo che è ripartito grazie all’amore di tante persone: “Ho ricevuto tanti attestati di stima. Tanto amore, tanta forza. Sono stato, mio malgrado, protagonista di un evento traumatico a livello mondiale che ha toccato milioni di persone. Tutta quella gente che mi è stata vicina, mi ha permesso di fare un passo avanti, mi ha spinto a reagire. Con il passare del tempo, ho preferito concentrarmi su quello che ne avrei fatto di questa tragedia”. Cambiato anche il rapporto con il rugby, il primo, grande, amore di Aristide Barraud: “Il mio rapporto con il rugby è diverso. Mi tengo lontano da quello che è stato il mio sport. Lo guardo pochissimo. Vado in campo solo per aiutare alcuni ragazzi che seguo a migliorarsi. Comunque, ai prossimi Mondiali, farò l’inviato per un media francese ma racconterò il rugby in maniera diversa, dal mio punto di vista. Sceglierò io cosa raccontare”.
Chiaramente, quanto accaduto in quel drammatico 13 novembre 2015 ha obbligato l’ex mediano d’apertura a prendersi tante responsabilità e a diventare molto più coraggioso: “Non sai mai quanto sei forte, finché essere forte è l'unica scelta che hai… Non so se sia di Bob Marley ma è una frase che mi piace molto”.
Al 30enne francese piace molto l’Italia, Paese che ha imparato a conoscere a amare sin da giovane: “Ci sono venuto, per la prima volta, a 11 anni, grazie ad un’iniziativa scolastica. Sono stato ad Ascoli Piceno. E’ un ricordo bellissimo. Poi sono stato a Piacenza e in Veneto quando giocavo. Amo la cultura, il cibo e la leggerezza degli italiani. Una qualità che, a volte, può essere negativa ma che, qui in Italia, è una dote. Spero di visitarla ancora meglio. Vedere monumenti e chiese mi dà tanta gioia. Non sono ancora stato al Sud e non vedo l’ora…”.