I medici le negano l'aborto: ragazza muore a trent'anni a causa di una grave setticemia

La morte della giovane donna ha riacceso la polemica sulla nuova legge sull'aborto approvata recentemente in Polonia

I medici le negano l'aborto: ragazza muore a trent'anni a causa di una grave setticemia
I medici le negano l'aborto: ragazza muore a trent'anni a causa di una grave setticemia
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Venerdì 5 Novembre 2021, 12:39 - Ultimo aggiornamento: 6 Novembre, 11:06

Muore a 30 anni dopo che i medici le negano l'aborto. Izabela Pszczyna è morta a 30 anni nella città di Pszczyna, in Polonia, a causa di un'infezione scaturita da alcune complicazioni sorte in gravidanza durante la 22esima settimana. Purtroppo il feto non aveva abbastanza liquido amniotico ma i medici al posto di intervenire hanno lasciato che morisse naturalmeneìte, mettendo a rischio la vita della madre.

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I bimbi avevano da uno a 8 anni

La donna si era recata in ospedale dopo aver accusato alcuni malori, quando i medici hanno scoperto cosa era successo però non sono potuti intervenire a causa della recente legge sull'aborto approvata in Polonia. Nonostante fosse impossibile che in quelle condizioni il feto sopravvivesse hanno lasciato che morisse naturalmente, fin quando c'è stato battito non hanno sottoposto al cesario la 30enne, dando via a una forte infezione che di fatto ha ucciso anche la donna.

«Il bambino pesa 485 grammi per il momento però tutto ciò che mi hanno di fare è sdraiarmi. Non c'è niente che possano fare. Aspetteranno che il feto muoia, loro non possono spingere questo processo: il suo cuore deve smettere di battere da solo», sono state queste le ultime parole della donna alla madre, poco prima che le sue condizioni peggiorassero. Di fatto quando il battito era assente i medici hanno proceduto con il cesareo ma per Izabella era troppo tardi.

Ora la famiglia della 30enne chiede giustizia, ma i medici della struttura hanno subito replicato di aver agito secondo la legge: «Tutte le decisioni mediche sono state prese tenendo conto delle disposizioni legali e degli standard di condotta in vigore in Polonia». L'episodio ha nuovamente acceso la polemica e le discussioni in merito alla recente legge approvata dal paese.

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