Quirinale, il paradosso grandi elettori: il centrosinistra ne ha di più ma non sono voti cumulabili

La domanda chiave a questo punto è: c’è qualcuno che ha il bandolo della matassa?

Quirinale, il paradosso grandi elettori: il centrosinistra ne ha di più ma non sono voti cumulabili
Quirinale, il paradosso grandi elettori: il centrosinistra ne ha di più ma non sono voti cumulabili
di Diodato Pirone
3 Minuti di Lettura
Martedì 18 Gennaio 2022, 23:15 - Ultimo aggiornamento: 24 Gennaio, 16:27

Che il parlamento italiano sia sostanzialmente ingovernabile non è un segreto per nessuno. Dal marzo del 2018 alla fine del 2021 sono stati registrati ben 276 cambi di casacca di deputati e senatori. Alcuni sono persino riusciti a iscriversi a tre gruppi diversi. Alla Camera, inoltre, ben 24 deputati non sono iscritti ad alcun gruppo e “bivaccano” nel Misto solo nominalmente: cosa facciano e quali interessi o spicchi di elettorato rappresentino non lo sa veramente nessuno. L’elezione del futuro inquilino del Colle avviene in questo scenario abbastanza decadente che non riguarda solo i cosiddetti “peones” ma anche i gruppi parlamentari più grandi, la cui fedeltà alle indicazioni dei segretari sarà tutta da verificare.

COMPATTEZZA CERCASI

La domanda chiave a questo punto è: c’è qualcuno che ha il bandolo della matassa? Per rispondere alla questione un ruolo possono averlo i numeri. Per la verità ne circolano di vari tipi, se si comprendono i Delegati Regionali (che sono 58) e le preferenze di alcuni gruppi minori risulterebbe in testa il polo di centro-sinistra, anche se tutt’altro che compatto, che potrebbe contare su 488 Grandi Elettori su 1.009 contro i 457 del centro-destra.

Anche se si conteggiano solo i 951 deputati e senatori (compresi quelli “a vita”) il centro-sinistra risulterebbe in lievissimo vantaggio con 438 parlamentari mentre il polo opposto potrebbe contare su 419 voti. Queste ultime, almeno, sono le valutazioni di un osservatore prestigioso come il professor Roberto D’Alimonte, fra i massimi esperti italiani di leggi elettorali.

Si arriva a questi numeri con una certa liberalità perché - come detto - è difficile decriptare la collocazione di un mezzo esercito di Grandi Elettori. D’Alimonte, infatti, valuta in 94 il numero dei parlamentari di difficile collocazione, questo significa che un deputato ogni 10 è fuori dai due poli o comunque non vi milita.
Piantato questo paletto, proviamo a dare un’occhiata da vicino alle truppe del raggruppamento più numeroso sulla carta, quello di centro-sinistra. Qual è il suo livello di compattezza? Scarso. Il Pd può contare su 133 Grandi Elettori parlamentari (ai quali si aggiungeranno una ventina di delegati regionali) mentre il gruppo più consistente è quello dei 5Stelle che registra 232 deputati e senatori. Quello pentastellato è però un gruppo estremamente eterogeneo e difficilmente seguirà come un sol uomo le indicazioni del leader del Movimento, l’ex premier Giuseppe Conte.

Gli osservatori poi attribuiscono al centro-sinistra anche i 44 esponenti di Italia Viva, quattro anni fa quasi tutti eletti nelle liste del Pd. Ma in realtà la formazione guidata da Matteo Renzi si muove in una logica tutta sua, non solo indipendente dai Dem ma normalmente in collisione con i 5Stelle. Se si escludono i 44 Grandi Elettori di Iv dal centro-sinistra questo polo perde il suo primato.

Ma che aria tira dall’altra parte della barricata? Il centro-destra è evidentemente compatto solo sulla carta e la vicenda della candidatura-noncandidatura di Silvio Berlusconi ne è una cartina al tornasole. Questo polo è suddiviso a sua volta in sei sottogruppi. La Lega conta quasi 200 Grandi Elettori fra i parlamentari, poi c’è Forza Italia (129), Fratelli d’Italia (58), Coraggio Italia (21); Idea (9) e Noi con l’Italia (5). Da non sottovalutare anche la presenza dell’Udc difficile al momento da quantificare.

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