Giorgetti: «Dimissioni? Serve una nuova fase di governo, no rimpasto». E con Salvini chiede un incontro a Draghi

Il ministro aveva ipotizzato l'elezione di Mario Draghi al Quirinale a fine settembre 2021

Giorgetti pensa alle dimissioni dal governo, la svolta di oggi «porta a casa»
Giorgetti pensa alle dimissioni dal governo, la svolta di oggi «porta a casa»
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Sabato 29 Gennaio 2022, 16:17 - Ultimo aggiornamento: 21:23

Giancarlo Giorgetti, vicesegretario della Lega e ministro dello Sviluppo economico, ha pensato di dare le dimissioni dal governo Draghi. La notizia è circolata a metà pomeriggio, complice una battuta a caldo sulla svolta del Mattarella bis che avrebbe portato lui «a casa». Lui dice di aver posto «un tema serio». Per il momento chiede una nuova fase dell'esecutivo, «una messa a punto» la chiama. Non parla di un rimpasto e spiega invece che serve un «cambio di condotta tra gli alleati di maggioranza». Risponde così a chi gli chiede se lascerà l'esecutivo Draghi: «Dimissioni? Per affrontare questa nuova fase serve una messa a punto: il governo con la sua maggioranza adotti un nuovo tipo di metodo di lavoro che ci permetta di affrontare in maniera costruttiva i tanti dossier, anche divisivi, per non trasformare quest'anno in una lunghissima, dannosa campagna elettorale che non serve al paese». Lo ha detto Giorgetti al termine di un incontro con il segretario della Lega Matteo Salvini insieme al quale ha chiesto un incontro a Mario Draghi.

E dunque la rielezione di Mattarella può scongiurare contraccolpi nel governo? Ni. La stragrande maggioranza dei partiti era convinta che cristallizzando la situazione attuale (Mattarella al Colle e Draghi a palazzo Chigi), si potesse trovare la quintessenza della stabilità.

In realtà gli insuccessi e le trattative andate a vuoto sul Quirinale di questi giorni sta provocando i primi terremoti in seno al partiti. Inoltre, Giorgetti fa notare che la strada dell'esecutivo è costellata da nuovi, possibili momenti di tensione del tutto simili a quelli che abbiamo visto in questi giorni. 

«L'anno prossimo, se non lo sapete ve lo ricordo io - ha detto il ministro dello Sviluppo Economico - ci sono le elezioni amministrative, dei referendum abbastanza divisivi, che spero non blocchino l'attività del Parlamento e del governo. Con tutti i problemi che abbiamo occorre un'azione di governo coordinata e decisa». 

Il capo delegazione della Lega al Governo Giancarlo Giorgetti «da diverso tempo» avrebbe valutato le dimissioni da ministro. Lo riferiscono fonti parlamentari della Lega, spiegando che a pesare sarebbe la mancata valorizzazione del lavoro svolto nel governo da parte del partito («Viene silenziato tutto quello che fa»), e anche «gli attacchi da parte degli alleati di governo». Stamattina in Transatlantico il ministro dello Sviluppo ha consegnato un sibillino «Qualcuno resta al Colle, io torno a casa». 

Difficile non riconoscere in queste parole un giudizio durissimo sull'operato del segretario del Carroccio Matteo Salvini che aveva il mandato di trattare con gli altri partiti per trovare un nome condiviso per il Quirinale. Difficile, soprattutto, non riconoscere la delusione di Giorgetti per la mancata convergenza su Mario Draghi che lui per primo aveva "sponsorizzato" per il Colle. In un'intervista a La Stampa a fine settembre 2021 Giorgetti aveva fatto un endorsement molto forte: «L’interesse del Paese è che Draghi vada subito al Quirinale, che si facciano subito le elezioni e che governi chi le vince».

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