di Vittorio Parsi
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Martedì 17 Marzo 2020, 00:17
Come sarà il mondo dopo il covid-19? Come il virus sta cambiando la gerarchia del sistema politico internazionale? Molto dipenderà dalle modalità con cui i singoli attori reagiranno alla crisi, che offre chance di ricercare «la cooperazione al più alto livello possibile», ma nessuna garanzia che questo avvenga.

È una sfida che riguarda non soltanto gli Stati membri dell'Unione, e che già a questo livello appare tutt'altro che facile da vincere, ma il pianeta nel suo complesso. Quello che sappiamo e che l'emergenza sanitaria o quella climatica, quella finanziaria o quella migratoria ci ricordano è che l'interdipendenza, l'elemento sistemico, esiste nelle cose e le collega tra loro, mentre il governo dell'interdipendenza, l'elemento societario, è frutto della consapevole attività politica dell'essere umano.

Certo, alla lunga, se il governo dell'interdipendenza viene meno o si dimostra sempre meno efficace, anche l'interdipendenza finisce per essere ridotta: ridotta semplicemente a ciò che non desideriamo, ai virus come al cambiamento climatico. Preservare o ripristinare il governo dell'interdipendenza è ciò che fa la differenza tra il mondo del Trecento e quello contemporaneo, dove il primo già conosceva pandemie globali che venivano dall'Asia o gli effetti a cascata delle migrazioni causate da guerre e distruzioni (dalla peste a Tamerlano) ma non aveva nessuno strumento per governarne le conseguenze.

Quello che rischia di cambiare drammaticamente, a causa del covid-19, non è allora la gerarchia di potenza nel mondo: come in una cordata, quando uno scalatore inizia a cadere si porta appresso gli altri. Ancora un mese fa c'era chi sosteneva che gli Usa avrebbero vista rafforzata la propria posizione dominante grazie alla tragedia che stava colpendo la Cina. Era comunque sbagliato pensarlo, oggi è solo più facile constatare l'errore. Se nell'amministrazione Usa qualcuno ha ritenuto per un attimo che covid-19 fosse più efficace dei dazi per rintuzzare l'assalto cinese alla leadership mondiale, oggi si rende conto che in pericolo potrebbe essere la stessa conferma della presidenza Trump a novembre. 

Ma neppure la Cina ha di che compiacersi. I numeri di investimenti, consumi e produzione cinesi diffusi ieri, uniti a quelli che stanno venendo avanti nel resto del mondo, ribadiscono quello che era ovvio: veniamo da e siamo dentro a un sistema pesantemente interdipendente anche se facciamo sempre più fatica a regolarlo e guidarlo. Detto molto esplicitamente: l'interdipendenza sopravvivrà alla nostra incapacità di governarla quel tanto che basta per ucciderci tutti prima di suicidarsi.

Il tempo stringe, ma guai a farsene travolgere però. A gennaio la Cina era considerata il Paese in cui il sistema autoritario aveva contribuito al ritardo dell'allarme epidemia. Oggi ne plaudiamo la capacità disciplinatrice. Oggi è l'America di Trump che si chiude e ci chiude fuori, fornendo l'ennesima prova del declino della sua leadership transatlantica. Questo rappresenta il cambiamento del covid-19 sulla politica internazionale: accelera dei trend in parte già in atto, eppure, come sempre, non dall'esito scritto. Con un altro inquilino alla Casa Bianca non è difficile immaginare che le cose cambierebbero. E con meno risorse a disposizione e un'economia globale in affanno, l'ambizioso progetto cinese della Nuova via della seta verrà necessariamente ridimensionato.

Così, la spinta verso una nuova Bretton Woods, cioè verso un tentativo di fornire al sistema internazionale un governo adeguato ai tempi, per consentire ai singoli Stati di raggiungere quel più alto livello di coordinamento possibile di cui si diceva in apertura, è un trend che rimonta alla crisi finanziaria del 2008 e che potrebbe rafforzarsi se agiremo in quella direzione. Perché passata la pandemia virale, resterà il problema dell'enorme amplificazione dei suoi costi legata alla pandemia finanziaria, che già troppe volte abbiamo trascurato di affrontare negli ultimi 20 anni. Se non riusciremo in questo compito, il crollo di legittimità di qualunque forma di autorità politica, a prescindere se democratica o meno, costituirà la discontinuità nuova e pericolosa che covid-19 ci avrà lasciato in eredità.
 
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