Sanremo, da Beatrice Venezi a Vittoria Ceretti, il cruciverba della parità di genere

Sanremo, da Beatrice Venezi a Vittoria Ceretti, il cruciverba della parità di genere

di Concita Borrelli
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Sabato 6 Marzo 2021, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 23:10

«Me ne assumo la responsabilità. Direttore d’orchestra, non direttrice. È importante quel che si fa, come lo si fa, per questo ruolo si dice direttore». Così Beatrice Venezi, la più famosa e giovane direttore d’orchestra donna, ha fatto irruzione nell’imbarazzo di Amadeus che alla luce delle polemiche ridicole che lo videro coinvolto l’anno scorso ha voluto chiarire subito come il termine “direttore” fosse una scelta della stessa Venezi. Viva la faccia e che bella faccia quella di Beatrice, classe 1990. Un curriculum serio, ricco ed internazionale che nel 2018 la fa inserire dalla rivista internazionale Forbes tra i 100 under 30 più influenti al mondo. E quindi se è lei a dire io sono Direttore d’orchestra e non direttrice posiamo la bacchetta del politically correct e obbediamo. E liberiamoci dai lacci e lacciuoli di un linguaggio fintamente egalitario. Stanco. Un gioco da settimana enigmistica. Declinare al femminile ciò che nelle viscere della storia e della società ha saltato il genere ed è diventato ruolo. Proviamo a declinare il nostro Segretario generale del Senato, Elisabetta Serafin, donna preparata, perentoria, bellissima, elegante, in Segretaria generale del Senato. Ci rendiamo conto da soli del salto di ruolo, dello svuotamento di significato, dell’equivoco. Del ridicolo! 

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Ora dal momento che il palco di Sanremo è eco, amplificatore, tribunale dell’Inquisizione, impariamo la lezione. Direttore d’orchestra. E basta. 


Pure Fiorello che tutto potrebbe e dovrebbe viene attaccato e francamente se ne è stancato. A Sanremo 2021 Ha dato della magretta alla modella Vittoria Ceretti.

L’ha fatto con ironia, con grazia, un complimento misto a stupore. Dare della magretta ad una donna che a noi da casa ci è sembrata, diciamo come l’avrebbero detto le nostre nonne, pelle ed ossa, che sarà mai. Dov’è il bodyshaming? Dov’è l’offesa?

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La modella ha reagito: «Ma no, perché ho un po’ di curve». A parte che queste curve le abbiamo cercate invano in tutte queste serate, la sua risposta ci è sembrato quel solito vezzo. Se parli con loro, empireo di bellezza, se parli scopri che mangiano pizza e pasta a volontà. Beate loro...hanno un metabolismo fantastico! 


Fiorello non ci sta e ieri sera l’ha detto. Lacci e lacciuoli nel rivolgersi alle donne. Dove andremo a finire. Sarà per questo, alla luce della parità assassina dei generi, che forse quest’anno non abbiamo visto una che potrebbe essere considerata una gran bella donna sul palco dell’Ariston. Ma fluidità, perché oggi si dice così: fluidità di genere quanta ne volete. Una scelta per non far torto a nessuno. Poi guai a toccare i politici. Il termine “satira” deriva dall’espressione satura lanx, ovvero “piatto pieno di primizie” destinate agli dei, e indica la varietà dei motivi contenutistici, forme metriche e stilistiche. Neanche quella. E che gli resta allora al mago Fiorello? Gli animali, chiedendo mille volte scusa a tutte le associazioni di protezione. 


E racconta del grande gorilla che non è poi così dotato. Così saranno state contente quelle donne perennemente sempre scontente. 

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