Le mancanze della politica e la pelle degli elettori

Le mancanze della politica e la pelle degli elettori

di Carlo Nordio
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 3 Febbraio 2021, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 23:02

La notizia che, in carenza di vaccini, alcune Regioni intenderebbero procedere ad acquisti separati attraverso trattative autonome con le aziende produttrici dimostra lo stato di confusione cui siamo arrivati per la superficialità e l’inavvedutezza che hanno contrassegnato sia l’Unione Europea sia il nostro governo nell’affrontare la nuova pestilenza. 

Va detto subito che una simile iniziativa, ammesso che i responsabili regionali intendano realmente darvi seguito, sarebbe assai opinabile sotto due profili. Il primo è quello giuridico, perché mentre le gestione della sanità dipende dalle Regioni quella della pandemia dipende dallo Stato. Questa divisione di competenze ha generato incertezze e contrasti, ma sarebbe difficile contestare allo Stato il diritto-dovere di regolare, in modo vincolante e uniforme, l’approvvigionamento e la distribuzione dell’unico strumento idoneo a limitare i contagi e ridurre le vittime.

Di conseguenza, a contrattazione separata potrebbe sollevare conflitti giudiziari di cui ora non si sente proprio il bisogno. La seconda ragione è etica, perché se c’è un aspetto che deve unire e affratellare i cittadini è proprio l’atteggiamento comune di fronte a un flagello che li ha livellati in una inesorabile uniformità di sofferenze. Detto questo, torniamo alle responsabilità. La prima, ovviamente, è dell’Europa. Che l’Ue fosse nata male e cresciuta peggio, senza una propria Costituzione e senza omogeneità normativa è una critica che si può e si deve rivolgere a chi l’ha voluta così fiacca, monca e inanimata. Ma fino a ieri era un critica rivolta all’invasività della sua burocrazia, ai costi delle sue sovrastrutture, all’inefficienza di molti suoi istituti e soprattutto alla disparità di trattamento, a cominciare da quello fiscale, riservato ai vari appartenenti. Ora invece questa dissonante varietà si manifesta nel modo più lacerante, riguardo ai beni della salute e della stessa sopravvivenza.

I responsabili di Bruxelles hanno, a quanto pare, sottoscritto dei contratti con le aziende produttrici infestati da frasi ambigue e clausole segrete, esponendosi così a interpretazioni difformi sulle obbligazioni che ne derivavano. Adesso la Ue minaccia azioni legali e richieste di adempimenti coattivi ma, ammesso che ne ricavi qualcosa, il ritardo della consegna dei vaccini avrà già provocato migliaia di vittime che niente potrà risarcire.

Non solo. Violando gli accordi di giugno, la Germania ha già provveduto per conto proprio a forniture supplementari, manifestando quell’arroganza che in altri tempi aveva riservato alle sue velleità militari. Qualcuno ha protestato, ma il suo esempio è stato subito seguito da altri. L’Ungheria ha acquistato lo Sputnik, che l’Ema non ha ancora approvato. Ed è presumibile che altri stiano facendo lo stesso. Quando le circostanze lo richiedono, le regole saltano: primum vivere, il resto viene dopo. 

La seconda responsabilità è dello Stato. Ormai fioccano le pubblicazioni dove vengono squadernate le carenze nella gestione dell’epidemia da parte del governo: il nostro Luca Ricolfi ne ha fatto un libro di rigorosa documentazione. In questo ambito, campeggia l’impreparazione con la quale è stato affrontato il problema della produzione, dell’approvvigionamento e della distribuzione dei vaccini.

Perché delle due l’una. O il governo ignorava le clausole segrete dei contratti con i produttori, e allora è stato quantomeno inavveduto e negligente. Oppure le conosceva, e allora avrebbe dovuto prevedere che, secondo la severa legge del mercato, una parte delle forniture sarebbe stata in corso d’opera destinata a clienti più remunerativi. In entrambi i casi, la conseguenza è che l’intero sistema di programmazione è stato sconvolto e riveduto, mettendo le Regioni se non nel panico, certamente in gravi difficoltà.

Davanti a questa duplice inadempienza non c’è da stupirsi che, come stanno facendo gli Stati nei confronti della Ue, altrettanto cerchino di fare le Regioni nei confronti dello Stato. Questo probabilmente non può accadere per ragioni giuridiche, non deve accadere per ragioni solidali e forse non accadrà per ragioni organizzative e finanziarie. Ma la sola idea che il Paese si frantumi anche davanti alla tragedia per l’insipienza dello Stato desta motivo di rabbia e di sconforto.

E’ questo uno dei problemi, sicuramente fra i primi, che il nascente governo Draghi dovrà affrontare qualora la sua esplorazione politica dovesse riuscire.

© RIPRODUZIONE RISERVATA