Il momento del contrappasso da virus è toccato anche a Nole “Novax” Djokovic: ha il coronavirus, asintomatico ma virus.
Quel virus che negava. Lui che in un campo da tennis non sbaglia un colpo (o quasi) tanto da essere il numero uno del mondo, quando è altrove, dal giorno che la pandemia s’è sparpagliata per il mondo, non ne azzecca più uno. Tra i negazionisti è in illustre anche se non sempre buona compagnia: da Donald Trump, che però l’ha scampata, a Boris Johnson che invece ha rischiato la pelle, dai soloni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ai virologi, «quelli che è solo un’influenza», dagli esperti, «quelli che mettiti la mascherina, togliti la mascherina», al Signor No per antonomasia, il presidente brasiliano Bolsonaro.
Djokovic positivo al coronavirus, contagio all'Adria Tour: «Mi dispiace, ora in quarantena»
Djokovic ha appena comunicato via social di essere positivo, lui e la moglie Jelena, i loro pupi fortunatamente no. Si scusa e spera anche che non troppi abbiano conseguenze per il contagio. Il quale contagio, dicono i meno giustificativi, «ben gli sta». Perché un po’, anzi molto, in fondo se l’è cercata.
Al momento dello tsunami, Nole ha subito dichiarato, a futura memoria, la sua contrarietà al vaccino, tanto che subito il Novak che è all’anagrafe è divenuto Novax. Anzi, ha spiegato, se diventasse obbligatorio vaccinarsi per viaggiare, allora non viaggerei più. Essendo chi è, e dunque un autentico “influencer” sui giovani del mondo, poteva ben risparmiarsela: mica è un Donald qualunque o un qualunque BoJo, di quei politici che parlano perché parlare è il loro mestiere, il loro core business. Uno come Djokovic convince, suo malgrado (o nostro malgrado?).
Poi, quando si è conosciuto il protocollo che varrà per i prossimo Us Open, ha preso a piagnucolare che le regole andavano troppo strette e che c’era dell’esagerazione, il che, essendo il rappresentante dei tennisti, non era un buon viatico per le norme di sicurezza.
Ma ha fatto di più e di peggio: con le miglior intenzioni sociali (Nole, va riconosciuto, è sempre in prima fila quando si tratta di far del bene e di soccorrere i bisognosi) ha organizzato l’Adria Tour, fra Belgrado e Zara, Serbia e Croazia, coinvolgendo i suoi migliori vicini di casa, il bulgaro Dimitrov, il croato Coric e il serbo Troicki, il suo preparatore atletico, l’italiano Panichi, l’allenatore di Dimitrov, il cestista Jankovic, e qualche moglie (sua) o fidanzata di passaggio, tutti contagiati e positivi. I ragazzi non si sono scatenati solo sul campo, ma, dopo la fase di Belgrado, anche in discoteca. La loro movida ha fatto il pieno di visualizzazioni nel web, con Nole a torso nudo, abbracciato a questo e a quello, protagonista del “limbo”, la danza caraibica che fa passare ballando sotto un bastone. Distanziamento sociale? E che è? L’esempio? E che è? Assai spesso i campioni dello sport, invincibili in campo, si sentono tali ovunque. A chi la tocca, la tocca, tanto non tocca a me.
E invece a Novax, come agli altri citati, è toccata, ci si augura in maniera leggerissima e che sarà presto superata, dopo la quarantena cui egli stesso ha detto di sottoporsi. Magari avrà tempo di pensare all’accaduto: stupidità, l’ha bollato Kyrgios, il tennista che quanto a “stupidate” in campo è secondo quasi a nessuno. «Se l’Associazione non prende provvedimenti, vuol dire che è succube delle stelle», ha detto Sandgren, che aveva previsto l’inguacchio serbo. «A quanto pare c’è una pandemia» ha ironizzato Roddick. «Spero sia una cosa leggera, ma noi dobbiamo dare l’esempio e prendere sul serio problemi come questo», ha stigmatizzato Andy Murray.
Ecco: le due cose che ha tirato in ballo (data la situazione meglio sarebbe dire in campo) Murray sono esattamente quelle alle quali Djokovic non ha proprio fatto caso.
di Piero Mei
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Mercoledì 24 Giugno 2020, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 09:36
O, peggio ancora, ci ha fatto caso ma ha deciso di fregarsene. Il che, per il campione e l’uomo che è, è molto più di una semplice “sciocchezza”.
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