di Alessandro Orsini
3 Minuti di Lettura
Domenica 9 Agosto 2020, 00:04
La capitale del Libano è stata devastata da un’esplosione che ha provocato almeno 150 morti, 5000 feriti e 300.000 senza tetto, con danni tra i 10 e i 15 miliardi di dollari. Anziché unirsi intorno al governo, i libanesi sono scesi in piazza per chiedere le dimissioni del presidente, Michel Aoun, e protestare contro la politica in generale. Come accade alle società molto divise, la prima domanda a cui i cittadini chiedono risposta nelle piazze non è: “Come ripareremo i danni?”, bensì: “Di chi è la colpa?”. Aoun ha spiazzato tutti affermando che l’esplosione è stata forse provocata da un missile o una bomba, scatenando così un giallo internazionale. Chi è il colpevole? La prima ipotesi è che Aoun, sapendo che l’esplosione è stata accidentale, stia cercando di dirottare l’aggressività interna verso un nemico esterno.

Le ipotesi politicamente più complesse, invece, richiedono di elencare i nemici del Libano, che sono difficili da individuare. Come abbiamo accennato, il Libano è molto diviso e ogni Paese mediorientale ha, a Beirut, gruppi amici e nemici. Ad esempio, l’Iran è il principale sostenitore di Hezbollah, ma questo non consente di affermare che sia “amico” del Libano, dove sono radicati anche gruppi anti-iraniani. Lo stesso discorso vale per Arabia Saudita, Francia, Siria e molti altri Paesi, impegnati a migliorare la loro penetrazione in Libano, favorendo gruppi filo-sauditi, filo-francesi, filo-siriani e così via. Il Libano è una “groviera politica”, in cui i Paesi stranieri penetrano attraverso mille buchi. Un secondo esempio chiarirà meglio l’eccezionalità del Libano, il Paese con più amici-nemici del mondo.

L’Arabia Saudita si era impegnata a donare 3 miliardi di dollari all’esercito libanese e 1 miliardo di dollari ai servizi segreti per rafforzare i gruppi che si oppongono all’Iran. Successivamente, i sauditi avevano annunciato il ritiro degli aiuti, il 19 febbraio 2016, reputando che il governo libanese non fosse abbastanza ostile agli iraniani. Poi però gli interessi sauditi erano nuovamente progrediti e, il 16 luglio 2019, il re saudita, Salman, ha ricevuto gli ex premier libanesi, Najig Mikati, Fouad Siniora e Tammam Salam, nel palazzo di Jeddah. Alla fine dell’incontro, i protagonisti hanno definito “fraterni” i rapporti tra i due Paesi. A noi piacerebbe poter affermare che esistono Paesi “fratelli” del Libano, ma non ci è consentito perché un Paese con mille “buchi” può avere soltanto amici momentanei. 
E così non sappiamo di chi sospettare.

L’indiziato principale è Israele, che effettivamente sembra essere il Paese più nemico o meno amico di tutti, avendo dichiarato che, in caso di guerra con Hezbollah, non esiterebbe a radere al suolo il Libano con tutti i cedri. Sono le parole pronunciate, il 13 dicembre 2017, da Yizrael Katz, allora ministro dei servizi segreti e attuale ministro delle finanze. Katz disse che Israele avrebbe ricondotto il Libano “all’età della pietra”, se Hezbollah avesse alzato la testa. Nella stessa intervista al quotidiano saudita “Elaph”, Katz aggiunse che i danni inferti al Libano da parte dell’esercito israeliano, nella guerra del 2006, sarebbero stati un “pic nic nella natura” rispetto alle nuove devastazioni per le quali si è attrezzato. Il problema è che la strategia di Israele non è mai stata quella di lanciare il sasso e nascondere la mano. Israele dice ciò che fa perché vuole che i suoi nemici sappiano che è in grado di fare ciò che dice.

Se Israele afferma che ha un piano per polverizzare un intero Paese, allora è sicuro che quel piano esiste. Allo stesso modo, se dichiara che è pronto a bombardare i reattori nucleari dell’Iran, esiste la certezza assoluta che li bombarderebbe. Israele ha infatti una dottrina di Stato, la “dottrina Begin”, nata proprio da un bombardamento in Iraq nel giugno 1981, la quale afferma che i nemici di Israele vengono attaccati molto prima che possano minacciare la sua sicurezza nazionale. La ragione è semplice: Israele è uno Stato minuscolo e potrebbe essere cancellato dalla faccia della Terra con mezza bomba atomica. Siccome è piccolissimo, è anche aggressivissimo, ed è difficile immaginare che, dopo avere colpito un presunto arsenale di Hezbollah a Beirut, nasconda le prove della sua potenza incontrastata, tanto più che Trump e Netanyahu sono una cosa sola. 

orsini@mit.edu
© RIPRODUZIONE RISERVATA