Guasto Capitale/Il biglietto da visita che non meritiamo

Guasto Capitale/Il biglietto da visita che non meritiamo

di Paolo Graldi
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Domenica 24 Marzo 2019, 00:13 - Ultimo aggiornamento: 27 Marzo, 00:29
Ultime notizie per chi ha bisogno della Metro A e non può utilizzarla, chissà per quanto tempo ancora. Le stazioni collegate al centro storico (piazza della Repubblica, piazza Barberini, piazza di Spagna) sono state chiuse. 

I treni non osservano le fermate, si salta da Termini al Flaminio. Ordine della autorità giudiziaria. 
Particolari dell’ultima ora, in continuo aggiornamento, sullo scandalo infinito di un servizio di trasporto sotterraneo che trasforma i cittadini viaggiatori in ostaggi e rivela una manutenzione inesistente all’origine di guasti a catena, scale mobili in tilt, uscite sbarrate.

Il sabato romano, con la prima, dolce aria di primavera e la voglia di godersi la città, si è trasformato in un incubo per migliaia e migliaia di incolpevoli aspiranti passeggeri. Come una maledizione annunciata, prevista, quasi programmata. 
Tre fermate consecutive, il centro del centro, chiuse per guasti alle rampe mobili e, guarda caso, per ordine della magistratura che ormai detta l’agenda del Campidoglio con arresti, indiziati e nuvole nere di accuse di corruzione. L’Atac, che soffre le inesorabili disfunzioni del servizio a terra, con i bus che un po’ scarseggiano e parecchi si scassano in corsa, contava almeno sull’underground, visto che lo smog detta severe limitazioni per la circolazione delle vetture: macché, la Metro A, gigante dalle rampe d’argilla, mostra impietosamente colpevoli fragilità e il servizio accusa infarti continui e nessuno che se ne cura. 

La fermata di piazza Repubblica, ferma dalla sera della frana umana dei tifosi del Cska di Mosca, rovinati giù per i gradini d’acciaio che si sollevavano come impazziti, non viene riparata per mancanza dei pezzi di ricambio. 
La sindaca Raggi, che vive giornate d’ira anche per ragioni interne alla sua compagine politica, chiama in causa le inadempienze delle ditte appaltatrici: incapaci. 

E partono (solo adesso) le disdette; come se il problema non fosse evidente da mesi, almeno quattro, senza che nessuno alzasse un dito per gridare allo scandalo. 
Poi si è rotta la scala d’acceso alla fermata di piazza Barberini, e ieri, per controlli precauzionali, quella di piazza di Spagna: insomma, è come strappare in faccia al viaggiatore, al turista, a chi ha bisogno di spostarsi in modo rapido e sicuro, il biglietto da visita della Capitale. 

Che è come dire: se vieni a Roma preparati a lunghe camminate, il servizio pubblico di sopra e di sotto non garantisce i collegamenti. 
Dispiace, indigna il dover constatare che degli affari della amministrazione dei servizi del trasporto pubblico debba essere l’autorità giudiziaria a dettare il rispetto delle regole, a ordinare l’ottemperanza alle norme di sicurezza, a individuare le responsabilità di carattere anche penale. 

Il cambio di marcia promesso è avvenuto: si è fermata la macchina, il governo della città offre a piene mani disagi e disservizi. Lo scatto di autodeterminazione a cambiare rotta è invisibile, non si avverte su un largo fronte di problematiche irrisolte. Anzi, insieme con un diffuso scoramento e disincantato avanza l'idea che l'incapacità e la incompetenza siano alla base di una miscela velenosa, paralizzante. Non basta, soprattutto non serve ai piani alti del Campidoglio, gridare alle cattive eredità del passato che mettono il freno al presente e azzoppano il futuro. Il ritornello del peggio era prima di noi non paga più, diventa fragile alibi per una gestione che la Capitale non merita. Chiudere la Metro che è l'arteria che collega il centro alla periferia significa rendere un'immagine limpida e severa di una stagione che deve cambiare passo. E chissà quante altre volte saremo chiamati a ripeterlo. Sempre invano? No, non sempre invano. 
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