Fisco, la riforma necessaria per la ripartenza

Fisco, la riforma necessaria per la ripartenza

di Emanuele Orsini
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Lunedì 15 Febbraio 2021, 06:49

di Emanuele Orsini, Vicepresidente di Confindustria per il credito, la finanza e il fisco

Un fisco nuovo, meno pesantesuimprese e cittadini e più efficiente nel metodo e nei rapporti con l'amministrazione, è un obiettivo che troppo spesso è stato solo un miraggio nel nostro Paese. Questa volta però con il governo Draghi (a cui tutti noi come cittadini ed imprenditori guardiamo con fiducia) deve essere raggiunto. Confindustria continuerà ad impegnarsi con determinazione per cambiare il fisco, per sostenere il lavoro e la ripresa dell'economia. Sappiamo che non possiamo farcela in tre mesi ma dobbiamo evitare che una riforma, indispensabile e urgente, venga smembrata e diluita.

Oggi l'imposta principale del nostro ordinamento, l'Irpef, sembra uscita dal bisturi del Dr. Frankenstein: parti estranee e incoerenti, tenute l'una all'altra solo dal filo ideale di tassare il reddito personale. Su questa creatura deforme servono interventi chirurgici di miglioramento. Innanzitutto sul perimetro. La base imponibile è stata svuotata negli anni da un profluvio di imposte sostitutive. Va quindi aperta una riflessione su quali mantenere e su come coordinarle con il regime ordinario.

I regimi sostitutivi, piccoli o grandi, sono almeno 12 e per l'Irpef trasformano l'eccezione in regola di sistema. Va fatta quindi una attenta riflessione sull'utilità di ogni singola misura, con l'obiettivo di razionalizzare e semplificare, avendo bene in mente i principi cardine dell'equità e della capacità contributiva.
Dipendenti e pensionati insieme fanno l'87% dei contribuenti Irpef e versano circa l'81% dell'imposta totale. Ricadere nella progressività dell'Irpef vuol dire essere soggetti a molteplici distorsioni, dal nostro punto di vista particolarmente gravi, che vanno corrette. I punti di debolezza più gravi sono la tassazione effettiva e l'opacità del sistema.

Con i meccanismi attuali un lavoratore dipendente che cerca di guadagnare un euro in più rischia di intascare al netto delle tasse pochi centesimi o al limite anche di peggiorare la situazione economica complessiva della propria famiglia, perdendo bonus e detrazioni.

Ecco, questo non è esattamente quello che definiremmo un sistema che incentiva al lavoro e alla produttività.

Alla luce di questi andamenti, dovrebbero risultare chiare le ragioni dell'enfasi posta, negli anni, da Confindustria nella creazione di meccanismi di favore fiscale anche per i lavoratori dipendenti, come la detassazione dei premi di risultato o la normativa fiscale del cosiddetto welfare aziendale. Qualsiasi intervento di riforma dell'Irpef non può prescindere dalla salvaguardia e dal potenziamento di queste misure.

In generale va disboscata anche la giungla di agevolazioni in cui i contribuenti faticano a districarsi per lasciare solo un ristretto numero di incentivi strutturali. Aggiungo che le agevolazioni hanno un senso se vivono abbastanza da consentire la loro implementazione e fruizione, senza abusi, e se hanno un'intensità tale da smuovere i comportamenti desiderati. Il superbonus al 110% è un esempio di questo giusto approccio. Si tratta di una misura potente e utile, ma che andrebbe estesa e rafforzata anche consentendone l'accesso alle imprese semplificando l'iter applicativo e la normativa sottostante.

Finora ho solo delineato alcuni fronti di intervento, ma una riforma che si rispetti deve intervenire a 360 gradi.
L'abrogazione definitiva dell'Irap, ad esempio, renderebbe il sistema di tassazione delle imprese più semplice e attrattivo per nuovi investimenti. Possono essere apportate numerose modifiche anche alla tassazione del reddito d'impresa, tenendo conto delle evoluzioni storiche che stiamo vivendo. C'è poi il capitolo patrimoniale. Parlarne non deve essere un tabù, dato che nell'ordinamento ne abbiamo già 17 in vigore. Il punto non è quindi introdurre la patrimoniale ma ripensare quelle che ci sono già. Da ultimo ma non in ordine di importanza la ridefinizione del rapporto fisco-contribuente in un'ottica di fiducia reciproca e di chiarezza.

Riformare il fisco è un passaggio decisivo per la ripartenza, tuttavia le risorse stanziate in bilancio a tal fine non sono sufficienti. Confidiamo che nella definizione del programma di Governo questi temi siano tra le priorità.

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