Consob, Vegas: «Vendite anomale sulle banche popolari. Plusvalenze per 10 milioni»

Consob, Vegas: «Vendite anomale sulle banche popolari. Plusvalenze per 10 milioni»
di Roberta Amoruso
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Mercoledì 11 Febbraio 2015, 16:40 - Ultimo aggiornamento: 12 Febbraio, 20:46
La riforma è «positiva» e «migliora l’accesso dei capitali». Ma c’è qualcuno che a cavallo dell’annuncio del governo sul piano di trasformazione della banche popolari in spa potrebbe aver utilizzato delle informazioni privilegiate per fare un profitto illecito.



Gli accertamenti della Consob sono ancora in corso. Ma di sicuro le analisi finora effettuate dalla Commissione, ha detto a chiare lettere il presidente Giuseppe Vegas in un’audizione sul dl banche nelle commissioni Finanze e Attività produttive della Camera, «hanno rilevato la presenza di alcuni intermediari con un’operatività potenzialmente anomala, in grado di generare margini di profitto, sia pure in un contesto di flessione dei corsi».



È un modo per fare un quadro delle mosse fatte in Borsa in prossimità dell’annuncio della riforma delle Banche Popolari varata dal governo Renzi. Si tratta di «soggetti che hanno effettuato acquisti prima del 16 gennaio, eventualmente accompagnati da vendite nella settimana successiva». Proprio nei giorni in cui poi la riforma è stata effettivamente annunciata, con il Consiglio dei ministri del 20 gennaio. Il frutto di questa attività «anomala»? Le plusvalenze effettive o potenziali di tale operatività, spiega Vegas, «sono stimabili in 10 milioni di euro».



Le date in questa vicenda sono cruciali. Il presidente ha ricordato che «il giorno in cui è possibile assumere che il mercato abbia avuto una ragionevole certezza dell’intenzione del governo di adottare il provvedimento è individuabile nel 16 gennaio 2015». Data in cui, a mercati chiusi, il presidente del Consiglio ha annunciato la riforma del credito cooperativo. Ma le prime indiscrezioni erano circolate già il 3 gennaio», puntualizza Vegas. Da allora fino al 9 febbraio «i corsi delle banche popolari sono saliti da un minimo dell’8% per Ubi a un massimo del 57% per Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio, a fronte di una crescita dell'indice del settore bancario dell’8% circa». Movimenti, questi, accompagnati da «consistenti aumenti dei volumi negoziati».



Di fronte a questo, la Commissione ha chiesto informazioni ulteriori ad alcuni intermediari. E intende anche procedere «ad audizioni nei confronti di alcuni soggetti rispetto ai quali sono già emersi elementi che portano a ritenere necessari indagini specifiche più approfondite». Come dire che il faro rimane acceso. È da ricordare che di movimenti sospetti sui titoli delle banche popolari si era già parlato nelle scorse settimane. E anche il gestore Davide Serra, che opera da Londra attraverso il fondo Algebris e notoriamente vicino al premier, era stato coinvolto dalle polemiche di chi aveva acceso i riflettori sulle sue posizioni sui titoli delle popolari. Serra aveva liquidato il tutto spiegando che si tratta di investimenti datati che non c'entrano con la riforma. Ma nel frattempo il monitoraggio della Consob a tutto campo era già partito. E si vedrà quali saranno i risultati.



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