Via libera alla fusione tra Wind e 3: nasce un colosso con 33 milioni di clienti

Via libera alla fusione tra Wind e 3: nasce un colosso con 33 milioni di clienti
di Roberta Amoruso
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Sabato 8 Agosto 2015, 19:04 - Ultimo aggiornamento: 19:05
Ci sono voluti anni, ma alla fine i cinesi di Hutchison Whampoa e i russi di Vimpelcom ce l’hanno fatta. Wind e 3 Italia andranno a nozze. E cambieranno la geografia del mercato italiano della telefonia mobile. Perché Hutchinson 3G Italy Investments, così si chiamerà la joint venture 50-50 tra Vimpelcom e la cinese Ck Hutchinson Holding, diventerà il primo operatore mobile con il 36% del mercato, davanti a Tim (35%) e Vodafone (29%). Conquisterà anche la vetta nel segmento delle prepagate, con il 32,8%, a fronte del 29,1% di Tim e davanti a Vodafone (27,6%). La stessa Vodafone cui il nuovo colosso strapperà il secondo posto negli abbonamenti (28,6%), dietro Tim (44%). In serata è arrivato il plauso anche del premierMatteo Renzi.



I VANTAGGI

Ma non è solo una questione di quote di mercato. Le sinergie hanno la loro bella parte in questo affare da 21,8 miliardi visto che Wind Acquisition Holdings Finance, la holding che controlla Wind, è stata valorizzata 13,9 miliardi a fronte dei 7,9 miliardi di 3 Italia. Con una dote da oltre 31 milioni di clienti di telefonia mobile e 2,8 milioni di telefonia fissa (di cui 2,2 milioni nella banda larga) il nuovo gruppo dovrebbe portare a risparmi complessivi per 5 miliardi, tra spese e investimenti. Nel dettaglio, a pieno regime ammonteranno a 700 milioni le sinergie annuali sui costi. Questo a fronte di ricavi per 6,4 miliardi (2 miliardi l’Ebitda).



LA GOVERNANCE

L’annuncio della fusione è arrivato da Jean Yves Charlier, ad di Vimpelcom, nel corso della conference call con gli analisti sui conti del primo semestre (-5,7% i ricavi a 2.160 milioni). Un annuncio cua sorpresa, praticamente obbligato dopo che agli analisti non era sfuggita la pubblicazione sul sito del comunicato della joint venture, fatto sparire subito dopo. Sarà Maximo Ibarra, attuale ceo di Wind, a guidare la nuova società. Mentre a Vincenzo Novari, attuale ceo di 3 Italia, toccherà la nomina di senior adviser di CK Hutchison per l’Italia oltre a un posto nel cda della jv per CK Hutchison: resterà però alla guida di 3 fino a quando non ci saranno gli ok dell’Antitrust Ue. Dina Ravera, invece, attuale coo di 3 Italia, guiderà il processo di integrazione. Infine Stefano Invernizzi, oggi cfo di 3 Italia, si confermerà cfo nella nuova azienda. Quanto al board, esso sarà composto da 6 manager, 3 per ciascuna delle due controllanti. Mentre il presidente, nominato alternativamente dai due soci ogni 18 mesi, avrà un voto determinante su alcune questioni chiave. Deciso anche un lock up di un anno, durante il quale nessuno potrà scendere sotto il 50%, mentre dopo tre anni i soci possono appellarsi a unmeccanismo di acquisto/vendita. Sarà «un player capace di accelerare la capacità di investire nel network, nei servizi e nelle innovazioni digitali», ha spiegato Charlier. Una puntualizzazione doverosa visto che il nodo degli investimenti nelle reti di nuova generazione, insieme all’occupazione, finirà sotto i riflettori anche del governo italiano. Una partita da chiudere entro 12 mesi, a patto che arrivi il semaforo verde dell’Antitrust Ue. Dopodiché è da vedere se il futuro della nuovaWind-3 Italia sarà la quotazione in Borsa come molti scommettono. Charlier ieri ha glissato, ma il mercato scommette che il dossier sarà presto sul tavolo, insieme alla vendita di alcuni asset, come le attività di rete fissa di Wind (Infostrada) e alcune torri.



L’EQUILIBRIO FINANZIARIO

Rimane aperto, a quanto pare, il fronte del debito. L'unione di 3 Italia e Wind «creerà un operatore finanziariamente solido» per Canning Fok, Co-Group Managing Director di Hutchison. Una rassicurazione non casuale visto che il debito è sempre stato considerato uno dei capitoli più delicati nell’affaire Wind-3 Italia. Sul mercato si parlava di un debito ideale da apportare in dote nell’ordine di 7 miliardi per un gruppo che si pensava avrebbe avuto bisogno a stretto giro di posta anche di un aumento di capitale (le indiscrezioni parlavano di 2 miliardi). Invece no. O almeno, non ci sarà «obbligo» per gli azionisti di mettere nuovi capitali. La joint venture porta in dote, da parte della casa madre Hutchison, almeno 200 milioni di cassa. Quanto al debito, 3 Italia è libera da debito mentre Vimpelcom apporta Wind con i suo debito da 10,1 miliardi. Non solo. Visto che «non ci saranno altri contributi cash», hanno messo in chiaro i vertici, alla firma dell’accordo il debito è pari a 4,9 volte l’Ebitda. Ma scenderà a 3 volte nei prossimi 3 anni. Questa è la promessa.