Statali in esubero, in pensione due anni prima. Chi rifiuta il prepensionamento potrà scegliere il part-time

Statali in esubero, in pensione due anni prima. Chi rifiuta il prepensionamento potrà scegliere il part-time
di Andrea Bassi e Francesco Bisozzi
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Giovedì 12 Giugno 2014, 10:16 - Ultimo aggiornamento: 10:33
​Usciti dalla porta, rientrano dalla finestra. Gli «esuberi» della Pubblica amministrazione, quantificati in almeno 85 mila dal Commissario straodinario alla spending review, Carlo Cottarelli, saranno uno dei pezzi forti del decreto legge che il ministro della Funzione pubblica Marianna Madìa si prepara a portare nel consiglio dei ministri di domani. L’articolo 2 della bozza di provvedimento (in tutto per ora sono 26 articoli) prevede che tutte le pubbliche amministrazioni effettuino annualmente «rilevazioni delle eccedenze di personale su base territoriale per categoria o area, qualifica e profilo professionale». Cosa sarà di questo personale in eccesso? Se fino ad oggi era previsto un lungo iter che coinvolgeva anche i sindacati e che si concludeva con la messa «a disposizione» dei lavoratori che avrebbero continuato a percepire l’80 per cento dello stipendio, le soluzioni paiono ora più drastiche.



«Decorsi trenta giorni dall’avvio dell’esame (con i sindacati, ndr), in assenza dell’individuazione di criteri e modalità condivisi», si legge nel testo, «la pubblica amministrazione procede alla risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro di coloro che entro il biennio successivo maturano il diritto all’accesso al trattamento pensionistico». Insomma, gli statali in esubero a cui mancano due anni alla pensione saranno messi alla porta. In pratica saranno prepensionati (il testo parla di «conseguente corresponsione del relativo trattamento»). Un punto delicato, che fino all’ultimo minuto era stato smentito anche per il timore di provocare differenze di trattamento con gli esodati del privato, lasciati a casa senza stipendio e senza pensione. Ai pubblici dipendenti in eccesso, tuttavia, verrà data anche un’altra chance: accettare contratti di solidarietà o «forme flessibili di gestione del tempo di lavoro». Insomma, accettare il part-time sarebbe il modo per evitare il licenziamento. È qui che, nelle intenzioni del governo, dovrebbe scattare la staffetta generazionale. I soldi risparmiati in questo modo potrebbero essere utilizzati per assumere giovani grazie alla modifica del meccanismo del turn over.



I NUOVI CRITERI

Oggi il sistema è quello delle teste. Ogni dieci statali che escono ne possono essere assunti due. Il criterio introdotto dal decreto è quello finanziario. Per quest’anno le assunzioni non potranno superare il 20 per cento della spesa del personale cessato. Questo limite salirà al 40 per cento il prossimo anno, al 60 per cento nel 2016, all’80 per cento nel 2017 per arrivare al 100 per cento nel 2018. Un criterio più favorevole ci sarà per gli enti di ricerca che già da quest’anno avranno un limite del 50 per cento della spesa. Confermata anche l’abolizione del trattenimento in servizio, ossia la possibilità di rimanere al lavoro per i due anni successivi alla maturazione dei requisiti per andare in pensione. I trattenimenti in servizio in essere saranno validi solo fino al 31 ottobre di quest’anno. Intanto ieri, in attesa dell’incontro di oggi con la Madìa. i sindacati di categoria hanno presentato una loro proposta di riforma. «Noi pretendiamo», ha detto il segretario confederale della Fp-Cgil Rosanna Dettori, «che, a fronte dei 400mila posti persi in 10 anni, 100mila possano entrare», chiedendo un «confronto vero» sulla riforma e non «un ennesimo spot». Non solo. «Fare la staffetta con 5mila giovani è una risposta ridicola», ha aggiunto il segretario della Cisl-Fp Faverin. Le sigle del pubblico impiego, Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Fpl e Uil-Pa, hanno presentato la propria proposta unitaria «organica, di riorganizzazione del lavoro pubblico», per il suo rilancio e semplificazione, i cui punti centrali sono lo sblocco del turnover e del contratto, fermo al 2009.