Amazon, delusione fra i lavoratori nella nuova sede di Rieti: da gennaio mandate via oltre 300 persone

Amazon, delusione fra i lavoratori nella nuova sede di Rieti: da gennaio mandate via oltre 300 persone
di Raffaella Di Claudio
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Giovedì 11 Gennaio 2018, 07:49 - Ultimo aggiornamento: 12 Gennaio, 14:40
Un sogno diventato chimera, in soli tre mesi. «Ci avevano assicurato, sindaco in primis, che con l’arrivo di Amazon noi di Fara Sabina avremmo trovato finalmente un posto di lavoro sicuro. Niente di più falso». Sono amareggiati e profondamente delusi i due lavoratori Amazon che hanno deciso di raccontare a Il Messaggero quanto sta accadendo all’interno del centro di distribuzione Fco1 di Passo Corese (Rieti).
Dove, entro i primi giorni di gennaio, sono state mandate a casa più di 300 persone. La maggior parte avevano contratti interinali full time.

Chi è rimasto è assunto con il Mog (monte ore garantito) che ha scadenze diverse in base al giorno di assunzione (i termini sono previsti tra febbraio e marzo). Ma anche per loro non esistono certezze. Passato il picco natalizio, in cui hanno lavorato sette giorni su sette, attualmente vengono chiamati al massimo due giorni a settimana. «E in questo modo, secondo loro – continuano i due lavoratori – chi ha una famiglia come fa a contare su un’entrata tanto precaria?».

I LICENZIAMENTI
Nonostante le assicurazioni arrivate da Amazon, solo qualche giorno fa, circa l’avvio delle conversioni dei contratti nei primi giorni di gennaio, la realtà assume contorni diversi. Chi è fuori dal 4 gennaio è quasi certo che nessuno lo richiamerà. Sarebbe stato un imprevisto ad aprire gli occhi ai dipendenti. «Il 3 gennaio ci siamo recati al centro per il turno, ma quando siamo andati a passare il badge risultava bloccato. Eravamo tantissimi fermi ai tornelli – raccontano i due lavoratori – Non capivamo. Inizialmente da Amazon hanno fatto finta di niente, poi ci hanno detto che era stato commesso un errore e i badge erano stati bloccati in anticipo. Dopo aver atteso per circa mezz’ora, mentre la tensione cresceva, ci hanno fatto entrare. Ma lavorare in quello stato era impossibile. Una volta aver visto bloccati i badge, è stato chiaro a tutti che non ci avrebbero richiamati. Anche perché la comunicazione di rinnovo avviene, via messaggio, qualche ora prima del turno da svolgere. E’ stata una giornata terribile. Tutt’intorno era un piangi piangi. E a poco sono servite le scuse di manager e leader».

POCHI FARENSI
«Questa sorte è toccata soprattutto a noi di Fara che non siamo entrati a settembre – continuano i due lavoratori – Ad essere assunti a tempo indeterminato, al contrario delle promesse politiche, sono soprattutto persone provenienti da Rieti, Roma, Fiano Romano, Napoli e Caserta». «Ci hanno tenuti costantemente sotto pressione, per aumentare la produzione, ma tutto dipende dall’immagine che di noi danno i manager e i leader – proseguono a raccontare – Prima potevamo vedere sui computer il tasso di produzione, ora non è più possibile. E dobbiamo fidarci di quanto ci viene comunicato. Ma poi, abbiamo visto, che non sono state riconfermate nemmeno le persone premiate per aver fatto un record di produzione. Sarà un caso?».

IL SISTEMA
«Tutto viene comunicato via telefono, con pochissimo preavviso. Il sistema di lavoro è sicuramente pressante e stressante – raccontano –. Continuamente veniamo incitati ad aumentare la produzione e alla puntualità. Per ogni minuto di ritardo, all’entrata o al rientro dalla pausa (che è di 30 minuti totali), ci viene decurtato un quarto d’ora dallo stipendio». Condizioni che la maggior parte dei lavoratori sarebbero disposti ad accettare, in cambio di una prospettiva di stabilità che, però, ad oggi non c’è.
 
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