Vendite al dettaglio in calo, crescono rischi per risalita PIL

Vendite al dettaglio in calo, crescono rischi per risalita PIL
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Martedì 11 Gennaio 2022, 13:00
(Teleborsa) - "Il dato sulle vendite nel mese di novembre conferma le preoccupazioni, espresse da tempo, sulle difficoltà di passare da una fase di recupero di livelli accettabili di consumo ad una di reale crescita. Le incertezze che gravano sulla ripresa e l'emergere del problema inflazione, con aumenti sensibili per spese che le famiglie non possono comprimere, stanno spingendo verso atteggiamenti molto prudenti, circostanza che verosimilmente sposterà in avanti il momento in cui si tornerà ai livelli di consumo del 2019". Questo il commento dell'Ufficio Studi di Confcommercio ai dati Istat sulle vendite.



"Va anche sottolineato - si legge in una nota - come in questa fase iniziale del 2022 difficilmente la domanda di servizi potrà sopperire al rallentamento della domanda di beni. Diventa più probabile una revisione al ribasso delle stime di crescita di Pil e consumi per il 2022".

Esprime preoccupazione
per i dati diffusi oggi dall'Istat Assoutenti sottolineando che "gli italiani tagliano la spesa per il cibo, con le vendite dei beni alimentari che hanno subito un vero e proprio tracollo a novembre".
"La riduzione delle vendite dei prodotti alimentari del -0,9% in valore e -1,2% in volume è un segnale estremamente allarmante, perché indica che le famiglie hanno fortemente ridotto la spesa per beni indispensabili come il cibo – spiega il presidente Furio Truzzi – Un vero e proprio tracollo causato dal forte rincaro dei prezzi dei beni alimentari, che hanno risentito dell'aumento dei costi delle materie prime e del maltempo, con i listini di ortofrutta, pesce, carne, latticini e pane schizzati alle stelle a novembre".
"E la situazione, purtroppo, è destinata a peggiorare – avverte Truzzi – L'impatto dei rincari di luce e gas scattati a gennaio determinerà ulteriori aumenti dei prezzi al dettaglio con effetti negativi sull'inflazione e ripercussioni non solo su consumi e commercio, ma sull'intera economia nazionale".

"La risalita dei contagi, insieme all'impennata dei beni energetici, sembrano mostrare i primi effetti sulle vendite. La frenata (-0,6% in volume) rispetto ad ottobre va monitorata, per rendersi conto se sia un dato occasionale o registri le prime conseguenze negative sia del riacutizzarsi della pandemia che del rialzo dell'inflazione che peserebbero sui comportamenti di spesa dei consumatori". Così l'Ufficio economico Confesercenti commenta i dati diffusi dall'Istat. Le rilevazioni sul commercio al dettaglio di novembre "ci restituiscono, infatti, un quadro con alcune ombre: mentre i dati tendenziali, riferiti allo scorso anno, sono molto positivi in quanto si riferiscono a novembre 2020, particolarmente negativo soprattutto per il non alimentare, e dunque segnano un netto recupero, la flessione congiunturale registrata, invece, rispetto ad ottobre di quest'anno è di un certo rilievo (-0,6% in volume): l'incertezza torna a pesare su famiglie ed imprese. Alcuni comparti, inoltre, iniziano a risentire degli effetti legati sia alle nuove progressive restrizioni - è il caso dei pubblici esercizi e parzialmente della ricettività turistica - che al riemergere di comportamenti che hanno già quasi riportato ai livelli di marzo 2020 il numero di lavoratori in smart working. Bisogna accelerare, dunque, "da un lato con nuovi interventi a favore del 'taglia-bollette' - bene il premier Draghi che ha sottolineato come il Governo stia pensando di mettere in campo nuove risorse per contenere i rincari di gas ed energia oltre a quelle già stanziate nella Legge di bilancio - dall'altro con la campagna di vaccinazione, per scongiurare nuove limitazioni delle attività che avrebbero una ricaduta economica pesantissima sul 2022 in termini di perdita di PIL, pensando comunque a sostegni per i settori che già avvertono l'impatto negativo".

Bilancio in chiaroscuro per i consumi generali come dimostrano i dati Istat sulle vendite al dettaglio di novembre. A livello complessivo il commercio registra una variazione del -0,4% su base congiunturale; stazionari a livello mensile i valori del non alimentare che recuperano terreno su base tendenziale +22,6% dato che risente delle forti limitazioni che interessavano le attività commerciali nel novembre dell'anno precedente. Nuovo rallentamento per il settore alimentare con un -0,9% su base congiunturale.

"Ci lasciamo alle spalle un anno caratterizzato da un andamento altalenante per le vendite al dettaglio – osserva Carlo Alberto Buttarelli, Direttore Relazioni con la Filiera e Ufficio Studi di Federdistribuzione -. Dopo molte settimane in flessione il settore alimentare, con la complicità delle festività, ha registrato un rialzo nella coda dell'anno anche se complessivamente paga un calo dello 0,7% sul 2020. Il non food invece ha ripreso a crescere anche se la spinta non è stata ancora in grado di riportare le vendite sui valori pre-pandemia. Sul fronte saldi il settore si è visto costretto a ridimensionare le aspettative: secondo i primi indicatori, anche a causa della ripresa dei contagi, l'avvio della stagione promozionale ha notevolmente ridotto la sua portata".

"L'evoluzione del quadro pandemico unita alle nuove necessarie misure del Governo per contenere l'emergenza hanno generato nelle famiglie il ritorno di un atteggiamento attendista sui consumi che rischiano un nuovo rallentamento. Riteniamo fondamentale un'attenzione delle istituzioni su questo tema: la crescita dell'inflazione, trainata dall'incremento dei costi dei beni energetici, ha già manifestato i suoi effetti su cittadini e imprese. Occorre evitare che, in questo delicato momento, conseguenze ancor più negative possano frenare i consumi delle famiglie e gli investimenti delle imprese, compromettendo la ripresa economica", conclude Buttarelli.


(Foto: Dimitris Vetsikas / Pixabay)
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