Unicredit verso nuovi tagli, a rischio 10.000 posti. Sindacati sul piede di guerra

Unicredit verso nuovi tagli, a rischio 10.000 posti. Sindacati sul piede di guerra
Unicredit verso nuovi tagli, a rischio 10.000 posti. Sindacati sul piede di guerra
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Lunedì 22 Luglio 2019, 14:30 - Ultimo aggiornamento: 20:17

Unicredit si prepara all'ennesima sforbiciata. Il gruppo guidato da Jean Pierre Mustier nel nuovo piano strategico che verrà presentato ad inizio dicembre, potrebbe tagliare fino a 10mila posti e ridurre fino al 10% i costi operativi. Sotto la lente, scrive Bloomberg che riporta l'indiscrezione, l'Italia dove c'è il maggior numero di dipendenti, ma anche altri paesi. Solo in Europa l'istituto a perimetro ha 88 tra banche e uffici di rappresentanza. Numeri che sono ancora in fase di revisione e quindi potrebbero essere inferiori ma che la banca non commenta. 

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Lo fanno invece i sindacati con il segretario della Fabi, Lando Sileoni che va giù duro: «Se queste indiscrezioni fossero confermate stavolta si fa a cazzotti e se serve useremo altro». E poi rincara. «Se fosse vero sarebbe una vergogna, siamo pronti alla mobilitazione. Manovre di questo tipo sono operazioni di sciacallaggio, tutte a danno del personale, di una banca che pretende di fare affari in Italia senza tener conto del contesto sociale del Paese». Non è da meno Massimo Masi. Per il segretario della Uilca «sarà battaglia durissima, diventa uno stillicidio ed è un dramma perché non si sa che banca sarà». 

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Al primo trimestre lo staff Unicredit ammontava a 86.232 dipendenti (meno di 60mila in Italia) con 4.559 sportelli (1.663 nel Centro Est Europa, il resto tra Italia, Germania e Austria). Nel precedente piano, quello in scadenza quest'anno, la banca aveva programmato una riduzione totale netta degli Fts (dipendenti a tempo pieno, ndr) di circa 14.000 unità. Nel 2011 anno della maxi svalutazione da 9,6 miliardi (con Ghizzoni a.d) le uscite programmate solo in Italia erano state oltre 5mila. Unicredit nelle scorse settimane è uscita definitivamente da Fineco, vendendo sul mercato il restante 18,3% della banca multicanale dopo averne ceduto, due mesi prima e con le stesse modalità, il 17% per cento. 



In cassa sono finiti oltre 2 miliardi. Cifra che - insieme alla cessione di asset immobiliari e a un ulteriore dimagrimento degli npl - dovrebbe garantire, nelle intenzioni della banca, di centrare l'obiettivo di raggiungere la parte alta del buffer di 200-250 punti base del Cet1 ratio sui requisiti patrimoniali entro fine 2019. Mustier di recente nell'indicare che il nuovo piano sarà basato sulla crescita organica, ha parlato anche dell'efficienza come leva fondamentale in un contesto di debole crescita economica e di tassi negativi che si attendono per i prossimi anni in Europa. Secondo il manager che ha preso in mano l'istituto nell'estate del 2016 traghettandolo attraverso un aumento 'monstrè da 13 miliardi, non è credibile una strategia basata sulla crescita dei ricavi. 



L'obiettivo è muovere più leve e lavorare sia sulla stabilizzazione delle fonti di reddito sia sul controllo dei costi. Sullo sfondo resta poi l'eventuale creazione di una subholding che riunisca le attività estere e che può essere una leva per operazioni straordinarie.
L'evoluzione della struttura è peraltro una delle misure finanziarie programmate dall'istituto.

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