Stretta anti-frodi sui bonus edilizi. Dal 1° luglio 2023, per poter beneficiare delle agevolazioni in caso di lavori di entità superiore a 516mila euro, bisognerà rivolgersi esclusivamente ad imprese di costruzione in possesso dell'attestazione Soa, fino a oggi necessaria per poter partecipare agli appalti pubblici. Come ad esempio nel caso dei cantieri legati alla ricostruzione post-terremoto. La svolta, voluta con convinzione dal governo, è stata possibile grazie all'ok ad un emendamento al Dl taglia prezzi, approvato dalle commissioni Industria e Finanze del Senato.
Superbonus, le tappe
La riforma del meccanismo sarà graduale: fino al 31 dicembre 2022 non ci sarà alcun cambiamento delle norme.
Il riconoscimento dell'attestato è necessario per la partecipazione alle gare pubbliche per importi superiori ai 150 mila euro e passa attraverso una serie di verifiche legate a: requisiti economici e tecnici, regolarità contributiva e fiscale delle società e controllo dei casellari giudiziari integrali dei soci e delle figure apicali delle aziende. L'attività svolta dalle Soa rappresenta un unicum nel mondo delle aziende dei servizi: sono aziende private che svolgono funzione pubblica e si sostituiscono allo Stato nel ruolo di presidio e controllo della legalità delle imprese che operano nel mercato degli appalti pubblici. La novità, bocciata da Cna e Confartigianato («Il Parlamento si assume la grave responsabilità di escludere l'80% di micro e piccole imprese dal mercato della riqualificazione edilizia introducendo nuove e incomprensibili barriere burocratiche»), è stata invece salutata con favore dai costruttori, che da mesi spingevano per questa soluzione. «Nell'ultimo anno spiega il presidente dell'Ance, Gabriele Buia, - 11 mila imprese, il doppio rispetto al flusso normale, si sono iscritte in camera di commercio con codice costruzioni ed è ovvio che tra queste molti sono soggetti improvvisati attirati solo da facili guadagni». Per questo prosegue il numero uno dell'Associazione nazionale costruttori occorre fare in modo che solo imprese qualificate e strutturate siano in grado di fare lavori complessi come quelli del super bonus. Solo in questo modo si possono garantire standard di sicurezza e di qualità e arginare abusi e frodi. La nostra proposta conclude Buia era ancora più stringente di quella approvata, che comunque rappresenta un buon passo in avanti».