Sfratti, pressing per l’esenzione dell’Imu: solo una settimana per cancellare la rata ai proprietari privati

Sfratti, la beffa dell Imu: solo una settimana per cancellare la rata ai proprietari privati dei propri immobili
Sfratti, la beffa dell’Imu: solo una settimana per cancellare la rata ai proprietari privati dei propri immobili
di Luca Cifoni
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Martedì 8 Giugno 2021, 22:18 - Ultimo aggiornamento: 10 Giugno, 12:02

La data è ormai vicinissima, ma i tempi tecnici per un intervento in extremis ci sarebbero ancora. Il tema è quello dell’Imu: entro il prossimo 16 giugno tutti i proprietari di immobili dovranno versare l’acconto dell’imposta municipale unica. Tra loro, anche quelli che della casa (o del locale commerciale) non hanno la disponibilità, per il blocco degli sfratti introdotto a seguito dell’emergenza Covid. Un paradosso, al quale però il governo per il momento non ha ritenuto di dare soluzione: il versamento della prima rata è stato cancellato per il settore del turismo e anche per le imprese più in difficoltà, che rientrano nei parametri dei cosiddetti “ristori”. Ma non per i proprietari sacrificati in nome della crisi pandemica, anche se molti dei rilasci “congelati” si riferiscono a situazioni precedenti alla pandemia, che quindi non hanno a che fare con il Covid.

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Il dettaglio

Il pressing in corso da giorni è quindi indirizzato prioritariamente all’esecutivo, il solo che con un provvedimento d’urgenza potrebbe annullare la scadenza in arrivo tra una settimana; ma si rivolge anche al Parlamento, dove anzi sta per produrre effetti, almeno sotto forma di emendamenti al decreto Sostegni bis: ne sono stati annunciati da parte di Lega e Fratelli d’Italia, ma anche altre forze politiche sono sensibili alle argomentazioni portate avanti da Confedilizia.

L’associazione dei proprietari continua la sua battaglia per una correzione del blocco, in modo da liberare quanto meno tutti gli immobili con morosità ante-pandemia. Ma intanto guarda anche all’ormai imminente acconto dell’Imu, per evitare che, per i proprietari coinvolti, al danno di non disporre degli immobili si aggiunga anche la beffa dell’imposta da versare.


Le scadenze

Il termine per la presentazione degli emendamenti al decreto Sostegni bis, in commissione Bilancio della Camera, è fissato al pomeriggio di domani. Chiaramente, a differenza di quanto avverrebbe con un nuovo decreto legge, una correzione di rotta in quella sede non avrebbe effetto immediato e diventerebbe effettiva molto dopo la data del 16, perché occorrerebbe attendere la conversione in legge entro un massimo di 60 giorni e la pubblicazione in Gazzetta ufficiale. In sostanza quindi avrebbe valore solo per la rata di saldo in calendario a dicembre, mentre per quanto riguarda l’acconto sarebbe necessario procedere a qualche forma di rimborso.

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Ma quanto costerebbe al bilancio pubblico la cancellazione dell’Imu per tutto il 2021, limitatamente alla platea dei proprietari che - loro malgrado - lo sono solo virtualmente? Sulla base dei circa 100 mila sfratti che ricadrebbero nel blocco, secondo una valutazione fatta dallo stesso esecutivo, si può calcolare con l’applicazione di un’aliquota e di rendite catastali medie, un impegno finanziario massimo di 70 milioni. Onere non irrisorio ma tutto sommato contenuto se rapportato alle grandezze in ballo: il Sostegni bis, che è solo l’ultimo dei provvedimento destinati ad affrontare l’emergenza Covid, può attingere ad uno scostamento di bilancio autorizzato dal Parlamento pari a ben 40 miliardi. Il costo potrebbe naturalmente essere minore se alla fine si optasse per un credito d’imposta parziale o per un’altra forma di compensazione.

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I tempi

Quanto al blocco degli sfratti, è stato oggetto di un’ulteriore estensione con il precedente decreto Sostegni approvato alla metà di maggio. La proroga dal 30 giugno al 30 settembre non riguarda i provvedimenti di rilascio anteriori al 28 febbraio 2020 e dunque all’inizio della pandemia; va ricordato però che dati i tempi normalmente lunghi delle procedure anche molti dei provvedimenti adottati da marzo in poi sono in realtà da riferire a morosità precedenti al Covid. I provvedimenti che vanno da ottobre 2020 al giugno di quest’anno saranno invece ulteriormente congelati fino al prossimo 31 dicembre.

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Dunque si attende un ulteriore intervento legislativo. Confedilizia ha avuto contatti, oltre che con le varie forze politiche, con il ministero della Giustizia e quello delle Infrastrutture. Intanto sulla decisione a suo tempo adottata dal governo continuano a piovere dubbi di incostituzionalità da parte dei tribunali italiani. Dopo le ordinanze provenienti da Trieste e Piacenza la più recente arriva ora da Savona. L’argomentazione giuridica si sofferma in particolare sull’automaticità delle norme che dispongono il blocco senza verificare le situazioni concrete. E dunque senza confrontare la presunta situazione di bisogno dell’inquilino moroso con quella del proprietario che si vede privato di una fonte di reddito in molti casi decisiva.

 

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