Reddito di cittadinanza, ecco come cambierà in futuro (dalla formazione ai contratti)

Reddito di cittadinanza, formazione e contratti: ecco come cambierà
Reddito di cittadinanza, formazione e contratti: ecco come cambierà
di Francesco Bisozzi
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Domenica 5 Settembre 2021, 13:51 - Ultimo aggiornamento: 20 Febbraio, 11:24

Anche l'ex premier Giuseppe Conte apre al nuovo reddito di cittadinanza. Le modifiche al sussidio non sono più un tabù nemmeno per i Cinquestelle. Il pressing degli imprenditori e di parte della maggioranza per rivedere la misura è andato aumentando nelle ultime settimane. Diverse le ipotesi di cambiamento sul tavolo del ministro del Lavoro. Per Andrea Orlando il reddito di cittadinanza ha protetto in pandemia migliaia di famiglie travolte dalla crisi economica, ma è deficitario sul fronte degli inserimenti dei percettori nel mondo del lavoro.

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La formazione dei beneficiari meno qualificati dovrebbe diventare obbligatoria. Si farà leva sul programma Gol e il Pnc, il Piano nazionale delle competenze. L'idea è di levare il sostegno a chi non segue i percorsi formativi indicati dagli operatori dei centri per l'impiego. Oggi, stando ai dati Anpal, solo un terzo dei beneficiari del sussidio ritenuti occupabili hanno titoli di studio adeguati per trovare un impiego.

La protesta degli imprenditori che non trovano lavoratori stagionali, problema molto sentito quest'estate da ristoratori e albergatori, ha spinto il ministero a prendere in considerazione un'ulteriore modifica: i contratti della durata inferiore a tre mesi oggi possono essere rifiutati senza rischiare di perdere il reddito di cittadinanza, ma il limite potrebbe essere corretto al ribasso.

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Infine stando a quanto dichiarato al Messaggero dalla sottosegretaria al lavoro Tiziana Nisini, si valuta un maggiore coinvolgimento delle agenzie per il lavoro private. La misura arriva a 1,2 milioni di famiglie, dicono gli ultimi dati Inps. Circa tre milioni di persone coinvolte nel complesso. Un terzo è considerato attivabile. Quest'estate i percettori che avevano sottoscritto un patto per il lavoro erano 400mila. In ritardo i centri per l'impiego, a cui servono 10mila operatori. Per il loro potenziamento il ministro Orlando ha una dotazione pari a 600 milioni di euro.

Al Forum Ambrosetti Orlando ha spiegato che «bisogna ripensare, all'interno di un ragionamento di welfare e ammortizzatori sociali, come si armonizza questo strumento».

 

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