Reddito di cittadinanza, dal sussidio all’impiego: «Pronti 400 mila posti»

Reddito di cittadinanza, dal sussidio all impiego: «Pronti 400 mila posti»
Reddito di cittadinanza, dal sussidio all’impiego: «Pronti 400 mila posti»
di Francesco Bisozzi
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Domenica 12 Settembre 2021, 00:34 - Ultimo aggiornamento: 18:50

Le agenzie per il lavoro sono pronte a impiegare un terzo dei percettori del reddito di cittadinanza ritenuti occupabili. Rosario Rasizza, presidente di Assossom, l’associazione italiana delle agenzie per il lavoro, fa due conti: «Abbiamo attorno alle 400 mila offerte di lavoro compatibili con i profili dei beneficiari del sussidio. Provengono dalla grande distribuzione organizzata, dalla logistica, dall’agricoltura, da alberghi e ristoranti. Parliamo di magazzinieri, scaffalisti, vendemmiatori, camerieri». 

Come annunciato in precedenza dalla sottosegretaria al lavoro Tiziana Nasini, per accelerare gli inserimenti lavorativi dei percettori del sussidio, oggi al palo, si punterà su un maggiore coinvolgimento delle agenzie per il lavoro, chiamate ad affiancare i centri per l’impiego, sempre più in affanno. La conferma arriva anche dalle slide sul programma Garanzia di occupabilità dei lavoratori, o Gol, presentate dal ministro Andrea Orlando alle parti sociali: nell’ambito del programma, che si rivolge ai beneficiari del reddito di cittadinanza ma non solo, verranno fissati nuovi meccanismi che rafforzino e rendano strutturale la cooperazione tra il sistema pubblico e quello privato, in particolare con riferimento all’identificazione dei fabbisogni di competenze e alla disponibilità di offerte di lavoro.

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I centri per l’impiego, secondo i dati del ministero, offrono il 4% delle opportunità lavorative l’anno, mentre il restante 96% viene gestito dal mondo privato attraverso le agenzie per il lavoro. «Siamo pronti a collaborare con i centri per l’impiego per riuscire a smaltire lo stock di percettori del sussidio che possono lavorare ma non lavorano.

Riteniamo che la misura sia stata un efficace strumento di contrasto alla povertà, soprattutto durante la pandemia, ma sul fronte del lavoro non ha sfondato. È il momento di fare squadra. Anche l’assegno di ricollocazione, di cui ha fruito finora una minoranza di percettori, va superato», spiega al Messaggero il presidente di Assossom Rosario Rasizza. I percettori del reddito di cittadinanza ritenuti occupabili, secondo l’ultima nota dell’Anpal, sono più di 1,1 milioni. Quest’estate meno di 400mila avevano sottoscritto un patto per il lavoro nei centri nell’impiego: oltre il 60% dei beneficiari non risultava ancora preso in carico. Insomma, a cercare un lavoro a luglio erano in 4 su 10, pochini.

 

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Anche perché la misura, che a luglio ha raggiunto 1,24 milioni di famiglie, corrispondenti a circa 3 milioni di persone nel complesso, quest’anno costerà attorno ai 9 miliardi, quasi due miliardi in più dello scorso anno, e se la spesa continua a crescere è anche per effetto dei mancati inserimenti nel mondo professionale dei percettori dell’aiuto. Non tutti i beneficiari ritenuti attivabili però sono davvero occupabili. I dati dell’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro evidenziano che appena il 3% è in possesso di un titolo di studio di istruzione terziaria. Per giunta poco meno di 435mila percettori risultano aver lavorato nei precedenti due anni, mentre in 715mila non hanno esperienze lavorative recenti alle spalle. Solo al Sud e nelle isole i soggetti senza esperienza sono circa 530mila. Anche per questo il ministero del Lavoro lavora a una nuova condizionalità legata alla formazione: per ricevere l’assegno i meno formati dovranno seguire percorsi di riqualificazione personalizzati.

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I centri per l’impiego

Se i centri per l’impiego non decollano è anche perché aspettano ancora gli 11.600 operatori esperti che erano stati promessi loro in partenza: ne sono stati assunti finora solo 1300. Nel Nord-Est la quota percentuale di percettori presi in carico è pari al 54 per cento di beneficiari tenuti al patto per il lavoro. In termini percentuali sono le regioni del Sud e delle isole a presentare i valori meno elevati, al di sotto del 32 per cento, ma va detto che sono quelle che trattano una platea numericamente più ampia: sono oltre 165mila gli utenti presi in carico nelle regioni del Sud e più di 90mila quelli nelle isole, contro i 55mila nel Nord-Ovest e i quasi 26mila nel Nord-Est. Per quel che riguarda le caratteristiche dei beneficiari, le donne continuano a rappresentare oltre la metà dell’universo dei beneficiari soggetti al patto per il lavoro (sono quasi il 53 per cento). Sia gli uomini che le donne nelle regioni del Sud costituiscono oltre il 70% di tutti i beneficiari tenuti al patto per il lavoro in Italia. 

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