Reddito cittadinanza, meno aiuti e più formazione: pronti 600 milioni per le Regioni

Reddito cittadinanza, meno aiuti e più formazione: pronti 600 milioni per le Regioni
Reddito cittadinanza, meno aiuti e più formazione: pronti 600 milioni per le Regioni
di Francesco Bisozzi
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Domenica 17 Ottobre 2021, 21:29 - Ultimo aggiornamento: 18 Ottobre, 10:41

Circa 800 mila percettori del reddito di cittadinanza da riqualificare. Per rimettere in carreggiata il sussidio e ridurne il costo, che nel 2021 rasenterà i 9 miliardi di euro, il governo punterà sulla formazione. Obiettivo: smaltire lo stock di beneficiari attivabili, quasi 1,2 milioni di persone sui 3 milioni di soggetti raggiunti dalla prestazione di sostegno, di cui però il 70 per cento ha al massimo la terza media. Circa uno su dieci, l’8 per cento, non ha la quinta elementare. Appena il tre per cento ha frequentato l’università.

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Reddito, meno aiuti e più formazione

L’operazione assorbirà parte delle risorse che il Pnrr destina alle politiche attive per il lavoro: una fiche da 4,4 miliardi di euro con cui verrà finanziato il programma Gol, maxi piano per l’occupazione rivolto non solo ai percettori del reddito di cittadinanza, ma anche ai lavoratori in Naspi e cassa integrazione straordinaria.

I primi 880 milioni, dei 4,4 miliardi in arrivo grazie al Pnrr, stanno per essere assegnati alle Regioni. Oltre 130 milioni serviranno a formare e collocare i beneficiari del reddito di cittadinanza ritenuti occupabili. Altri 352 milioni di euro verranno utilizzati per riqualificare i disoccupati in Naspi, mentre quasi 90 milioni saranno spesi per reinserire nel mercato del lavoro chi è in Cigs.

LE RISORSE

Nel complesso, da qui al 2026 verranno destinati più di 600 milioni di euro alla formazione dei beneficiari del reddito di cittadinanza nell’ambito del programma di Garanzia di occupabilità dei lavoratori (Gol). Entro il 2025 si prevede che il maxi piano per il lavoro avrà accolto 3 milioni di beneficiari di prestazioni di sostegno al reddito. Verranno calati a terra percorsi personalizzati e il 25 per cento dei beneficiari seguirà percorsi di formazione focalizzati sulle competenze digitali.

I COSTI

Intanto il sussidio voluto dai Cinquestelle nel 2019 è già costato diciassette miliardi di euro circa. Nei primi 8 mesi del 2021 ha assorbito 5,8 miliardi di euro e ormai ogni mese consuma più di 700 milioni di euro: di questo passo quest’anno eroderà poco meno di 9 miliardi di euro, quasi due in più rispetto al 2020. Anche Palazzo Chigi ha aperto a delle modifiche al sussidio: modifiche che a meno di sorprese troveranno spazio nella legge di bilancio. Diverse le ipotesi sul tavolo. Si ragiona per esempio su una nuova condizionalità legata alla formazione: non sono esclusi tagli agli assegni per i percettori che non seguono i percorsi di riqualificazione indicati dagli addetti dei centri per l’impiego. Non solo. Anche chi rifiuterà una sola offerta di lavoro rischia una decurtazione a partire dall’anno prossimo: oggi al contrario i beneficiari perdono il diritto al sussidio dopo aver detto no a tre offerte congrue, ma i due primi rifiuti non costano loro soldi.

Oggi poi i percettori del reddito di cittadinanza sono tenuti ad accettare rapporti di lavoro di almeno tre mesi, mentre dall’anno prossimo potrebbero dover dire di sì anche a quelli di due mesi soltanto. Infine, sono allo studio requisiti più stringenti e il potenziamento dei controlli alla fonte, ossia a beneficio ancora da erogare, affinché sia meno facile per i furbetti accedere alla prestazione di sostegno al reddito. Tradotto: basta percettori con le berline in garage.

I BENEFICIARI

Ad agosto i beneficiari del reddito di cittadinanza hanno ricevuto in media 576 euro. La platea dei percettori del reddito e della pensione di cittadinanza è composta oggi da 2,58 milioni di cittadini italiani, 318mila extracomunitari con permesso di soggiorno Ue e 119mila cittadini europei. La distribuzione per aree geografiche vede 592mila beneficiari al Nord e 427mila al Centro, mentre al Sud e nelle Isole sono 2 milioni i percettori. Le revoche hanno interessato, sempre nei primi 8 mesi del 2021, quasi 83mila nuclei e le decadenze sono state più di 230mila. 

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