Rapporto Censis, italiani dominati dall'irrazionalità. E' allarme crescita povertà

Rapporto Censis, italiani dominati dall'irrazionalità. E' allarme crescita povertà
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Venerdì 3 Dicembre 2021, 13:00
(Teleborsa) - Un'Italia preda dell'irrazionalità e attratta dalla teoria del complotto, una società messa a dura prova dalla pandemia , dove dilaga la povertà e permangono cojndizi9oni di lavoro difficili. Un paese dominato dalla depressione soprattutto fra i giovani. Sono questo solo alcuni degli elementi che emergono dal 55° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese, presentato al Capo dello Stato Giorgio Mattarella da Giorgio De Rita, Segretario Generale e fondatore del Censis, e dal Direttore Generale Massimiliano Valerii.

L'irrazionalità regna sovrana

Il Rapporto dipinge un'Italia dominata dall'irrazionalità e, in genere, da a una irragionevole disponibilità a credere alle più improbabili fantasticherie, a ipotesi surreali e teorie infondate, a cantonate e strafalcioni, a svarioni complottisti. Il 31,4% degli italiani oggi si dice convinto che il vaccino è un farmaco sperimentale e che quindi le persone che si vaccinano fanno da cavie, il 10,9% sostiene che il vaccino è inutile e inefficace, per il 5,9% (cioè circa 3 milioni di persone) il Covid-19 semplicemente non esiste. In definitiva, dalle vicende del periodo emergenziale il 12,7% degli italiani trae la conclusione che la scienza provoca più danni che benefici.

L'irrazionalità si è infiltrata nel tessuto sociale, sia a livello di singolo individuo, sia i movimenti collettivi di protesta che quest'anno hanno infiammato le piazze. Per il 67,1% degli italiani esiste uno "Stato profondo", cioè il potere reale è concentrato nelle mani di un gruppo ristretto di potenti (politici, alti burocrati e uomini d'affari), mentre il 64,4% ritiene le grandi multinazionali responsabili di tutto quello che ci accade, mentre il 56,5% ritiene che esista una casta mondiale di superpotenti che controlla tutto.

La variante cospirazionistica, tendente alla paranoia, ispirata alla teoria del "gran rimpiazzamento" ha contagiato il 39,9% degli italiani, mentre sono diffuse anche diverse tecno-fobie, con un 19,9% di italiani che vede nella tecnologia 5G uno strumento molto sofisticato per controllare le menti delle persone.

La povertà dilaga

Emerge dal Rapporto anche un allarme sul dilagare della povertà assoluta, che nel 2020 ha colpito 2 milioni di famiglie, con un aumento del 104,8% rispetto al 2010 quando erano meno di 1 milione. Fra le famiglie entrate in questa condizione durante il primo anno di pandemia il 65% risiede al Nord.

La pandemia ha accentuato il senso di vulnerabilità: il 40,3% degli italiani si sente insicuro pensando alla salute e alla futura necessità di dover ricorrere a prestazioni sanitarie.

Solo il 15,2% degli italiani ritiene che, dopo l'esperienza della pandemia, la propria situazione economica personale sarà migliore rispetto a quella attuale. Per la maggioranza (il 56,4%) resterà uguale e per un consistente 28,4% peggiorerà

Se la società ha dimostrato di saper reagire allo shock economico e sociale della pandemia, le ragioni vanno ricercate nei capisaldi del modello di sviluppo italiano, fondato sulla dialettica positiva tra spesa pubblica, ruolo delle imprese e delle famiglie. La famiglia è stata strategica nel farsi carico di bisogni sociali ad alta complessità, integrando o addirittura sostituendo il welfare: 8,9 milioni di over 65 anni contribuiscono economicamente alle famiglie di figli e nipoti, di cui 2,9 milioni lo fanno regolarmente; 6,8 milioni di giovani ricevono soldi da genitori e nonni, di cui 2 milioni regolarmente.

Nel lavoro permane gap di genere

Le donne occupate in Italia hanno continuato a diminuire, attestandosi poco sotto i 9,5 milioni. Durante la pandemia 421mila donne hanno perso o non hanno trovato lavoro. Il tasso di attività femminile si è ridotto di due punti attestandosi al 54,6%, e rimane lontanissimo da quello degli uomini, pari al 72,9%.

Inoltre, la retribuzione delle donne lavoratrici è ancora lontana da quella dei colleghi uomini. Il divario è pari a 28 euro su una media di 93 euro di paga giornaliera. La retribuzione per una donna è inferiore del 18% rispetto alla media, mentre quella di un uomo è del 12% superiore.

La pandemia alimenta depressione a scuola

La pandemia di Covid ha causato anche danni psicologici a scuola, sia fra gli studenti che a livello docenti. L'81% dei dirigenti scolastici delle superiori segnala che tra gli studenti sono sempre più diffuse forme di depressione e disagio esistenziale. Il 76,8% pensa che gli studenti vivano in una fase di sospensione, senza avere prospettive chiare.

Mancano certezze per il futuro e per il 46,6% dei dirigenti scolastici l'atteggiamento prevalente tra i propri studenti è il disorientamento. Anche il rendimento scolastico è calato e l''ultima rilevazione Invalsi ha evidenziato un peggioramento delle performance degli studenti italiani rispetto al 2019.

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