Inps, la quarantena Covid non è più malattia: il costo verrà scaricato sui datori di lavoro

Inps, non più malattia la quarantena Covid: il costo verrà scaricato sui datori di lavoro
Inps, non più malattia la quarantena Covid: il costo verrà scaricato sui datori di lavoro
di L. Ram.
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Martedì 24 Agosto 2021, 07:38 - Ultimo aggiornamento: 23:54

In arrivo un piccolo o grande salasso per le imprese italiane, a seconda delle dimensioni, in vista della ripresa post ferie: la quarantena dei dipendenti, non dovrebbe essere più considerata malattia dall'Inps, addebitando il costo ai datori di lavoro, per circa mille euro di aggravio a dipendente. A denunciarlo è Unimpresa che parla di «ennesimo pasticcio normativo» alla base del problema.

Secondo l'Unione nazionale delle imprese, le aziende dovranno inevitabilmente «coprire» il mancato riconoscimento da parte dell'Inps delle prestazioni pagate durante le assenze per malattia e, fino allo scorso 6 agosto, riconosciute anche a chi, per legge, viene obbligato a restare nel proprio domicilio nel caso di contatto stretto con persona contagiata dal Covid.

 

IL DANNO PER CHI LAVORA

Se le aziende non dovessero farlo, per i lavoratori scatterebbe un danno in busta paga tra i 600 e i 700 euro, in media, per 10 giorni di assenza.

Considerando tre settimane di assenza, invece, cioè il periodo più lungo per l'isolamento fiduciario con scarsi sintomi, che corrispondono a 15 giorni lavorativi, la retribuzione mensile potrebbe calare di 950-1.000 euro. Per le imprese si tratterebbe in ogni caso di fare i conti con un doppio problema: gestire l'assenza di personale, che in caso di contagi aziendali potrebbe ridursi di molto, e contemporaneamente farsi carico dell'eventuale compensazione dei buchi nelle retribuzioni dei dipendenti.

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LO SCARICABARILE

Lo stop è arrivato con il messaggio del 6 agosto 2021, con il quale l'Inps ha annunciato che per l'anno 2021 le prestazioni di malattia legate alla quarantena fiduciaria non saranno più equiparate ad una malattia e dunque non potranno essere riconosciute dall'Istituto. Inoltre i lavoratori cosiddetti fragili saranno coperti soltanto fino a giugno 2021, dopodiché anche per loro si aprirà un buco. «Ancora una volta- commenta il consigliere nazionale di Unimpresa, Giovanni Assi- a rimetterci nel gioco dello scarica barile tra Inps e ministero del Lavoro, chi ci rimetterà saranno le imprese e i lavoratori. Un film già visto più volte».

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Quindi la richiesta: «Il ministro Orlando intervenga il prima possibile per dirimere la situazione e lo faccia possibilmente già prima della scadenza del periodo di paga in corso, al fine di evitare spiacevoli incomprensioni su chi e se debba pagare lo stipendio in quelle giornate di assenza obbligate, oltre che mandare in tilt ancora una volta i professionisti che si troveranno ad elaborare le buste paga». «Ci chiediamo - conclude Assi - come può mai essere mai che un lavoratore sia da una parte obbligato (giustamente) a rimanere a casa per essere stato un contatto stretto e che quello stesso lavoratore debba correre il rischio di restare privo di retribuzione o di pesare sulle casse della sua impresa». Ora parola al ministro e al governo.

 

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