Una guerra del gas è in corso tra Europa e Russia. Per frenare la crescita dei prezzi, Draghi (per primo) ha proposto di fissare un tetto al di sopra del quale gli operatori europei non possono comprare. E ciò significherebbe mettere un limite massimo al prezzo di acquisto del gas russo, che quindi gli operatori europei non potrebbero più comprare oltre una determinata cifra. In pochi termini: una sanzione. Un modo con cui rispondere alla Russia che sta usando l'energia come un'arma.
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Come potrebbe funzionare
Il punto di partenza per il "price cap" è indicare un tetto, un limite che potrebbe essere, come ipotizzato da settimane, di 80 euro al megawattora. Una volta individuato il prezzo massimo si stabilisce che i consumatori finali non devono pagare più di 80. «A questo punto - spiega il presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli - applichiamo il meccanismo: se io importo gas pagandolo ad esempio 130, che è il prezzo corrente, la differenza tra 80, che riceverò dai consumatori finali, e i 130 che ho pagato, ovvero 50, me la dà lo Stato.
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Il problema della formazione del prezzo
L'importatore, prosegue Tabarelli, potrebbe dire chiaramente al fornitore: «Il valore del gas in Italia è 80, non posso pagartelo di più». E qui entra in gioco un principio fondamentale dell'economia del gas: i produttori vogliono il valore del gas nel mercato di consumo. Se questo valore viene stabilizzato a 80 questo è ciò che riceveranno. «Il tentativo va fatto ed è giusto», osserva Tabarelli, «perché - analizza - chi stabilisce il prezzo giusto al consumo finale? Il costo di produzione della Russia o dell'Algeria, che è di 10 euro, oppure lo stabilisce il mercato spot, il Ttf, che è un mercato dove c'è finita tanta finanza ed è vittima della guerra?». «In questa fase eccezionale», conclude, «i mercati non possono funzionare ed essere lasciati soli».
Le possibili alternative
Secondo Tabarelli ci sarebbe una alternativa al price cap, ed è legata al petrolio. «20-30 anni fa - osserva - non c'era il mercato spot Ttf. Io applicherei le regole che c'erano prima del 2010, che piacevano anche ai produttori esteri: avere delle formule, nei contratti di vendita, legate al petrolio. Se applicassimo queste formule il prezzo massimo adesso non sarebbe 80 ma 40».
Quali sono gli effetti e i rischi
Il primo effetto direttamente tangibile, per i cittadini, sarebbe lo stop all'aumento delle bollette. Ma sussiste, però, anche il rischio che i produttori possano non sottostare al price cap, rifiutandosi di vendere il proprio a gas a certe condizioni. Per Tabarelli però va fatta una considerazione: «I venditori - spiega - adesso ricevono così tanto che capirebbero la mossa europea. Inoltre la regola dei venditori è anche non creare troppi problemi ai consumatori». Insomma strangolarci non è nei loro interessi. E per convincerli il presidente di Nomisma Energia propone di introdurre una forbice di prezzo: «Un massimo e un minimo. 80 euro prezzo massimo e, ad esempio, 20 euro prezzo minimo, garantendo quindi ai venditori che il prezzo non scenderà oltre questa soglia» e, di conseguenza, invogliandoli ad accettare il tetto.