Redditi e consumi in caduta, pressione fiscale al 52%: è il dato più alto dal 2014

Ernesto Maria Ruffini, direttore Agenzia delle entrate
Ernesto Maria Ruffini, direttore Agenzia delle entrate
di Jacopo Orsini
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Sabato 3 Aprile 2021, 16:37 - Ultimo aggiornamento: 16:38

Sale la pressione fiscale nel quarto trimestre del 2020. Il rapporto percentuale tra la somma di imposte dirette e indirette e i contributi sociali e il Prodotto interno lordo è stata pari al 52% (il dato più alto dal 2014), in crescita di 1,3 punti percentuali rispetto al 50,7% dello stesso periodo dell'anno precedente. L'incremento, spiega l'Istat, è avvenuto «nonostante la riduzione delle entrate fiscali e contributive» ed è sostanzialmente dovuto al crollo registrato dal Pil a causa dell'emergenza Covid (-6,6% il calo nel quarto trimestre e -8,9% nell'intero anno). Se si considera tutto il 2020 la pressione fiscale si è attestata invece al 43,1% del Pil (42,4% nel 2019). Sale anche l'indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil: è stato pari al 5,2 contro l'1,9% dello stesso periodo del 2019.

LE ENTRATE
«Come nei primi nove mesi dell'anno, l'incidenza del deficit delle Amministrazioni pubbliche sul Pil è sensibilmente aumentata in termini tendenziali per la riduzione delle entrate e per il consistente aumento delle uscite, dovuto alle misure di sostegno al reddito di famiglie e imprese - spiega l'Istat -. Il reddito disponibile delle famiglie ha segnato, dopo il recupero del terzo trimestre, un nuovo calo che si è tradotto in una riduzione del potere di acquisto - prosegue l'istituto -. Il tasso di risparmio è nuovamente aumentato nel quarto trimestre, per la più accentuata contrazione della spesa per consumi finali delle famiglie».
IL RISPARMIO
Nel dettaglio il reddito disponibile delle famiglie consumatrici italiane è diminuito dell'1,8% rispetto al trimestre precedente mentre i consumi finali sono calati a un ritmo più sostenuto e pari al 2,5%. Questo ha portato a un aumento della propensione al risparmio delle famiglie, che si è attestata al 15,2%, in aumento di 0,5 punti percentuali rispetto al trimestre precedente.

Il potere d'acquisto è diminuito invece del 2,1%. Il tasso di investimento delle famiglie è stato pari al 5,7%, 0,1 punti percentuali più basso rispetto ai tre mesi precedenti, a fronte di una flessione degli investimenti fissi lordi del 2,7%.


«Anche nel quarto trimestre del 2020 si riduce il reddito disponibile delle famiglie a causa del perdurare della crisi pandemica», sottolinea Confesercenti. «Ma ciò che preoccupa ulteriormente è che i consumi diminuiscano di quasi un punto percentuale in più, a riprova del perdurare di un diffuso senso d'incertezza rispetto al futuro prossimo che induce ad aumentare il risparmio, anche precauzionale, e della difficoltà a poter spendere a causa del protrarsi delle limitazioni, soprattutto del comparto turistico».

L'INDUSTRIA
Intanto, l'indagine del Centro studi di Confindustria conferma le difficoltà dell'economia italiana. A marzo si è interrotta infatti la crescita dell'attività nell'industria (-0,1%, dopo +0,6% in febbraio e +1,0% in gennaio), anche se nei primi tre mesi del 2021 si stima un incremento dell'1% rispetto al trimestre ottobre-dicembre. Nell'analisi dell'associazione degli imprenditori si afferma tuttavia che «nonostante l'aumento delle restrizioni in Italia l'industria conferma una buona tenuta». Ma con l'area dei servizi «ancora in forte sofferenza», prosegue l'analisi, è ora «cruciale che la campagna vaccinale proceda in maniera rapida ed efficiente». Se invece «ciò non dovesse accadere il rischio è che l'attesa ripresa tardi ancora ad avviarsi».
 

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