Pensioni, uscita a 64 anni con scivolo di un anno: quota 102 nel 2022. Fornero, nodo rinviato

Apertura di Draghi ai sindacati: un tavolo per riforma e fisco

Pensioni, uscita a 64 anni con scivolo di un anno: quota 102 nel 2022. Fornero, nodo rinviato
Pensioni, uscita a 64 anni con scivolo di un anno: quota 102 nel 2022. Fornero, nodo rinviato
di Alberto Gentili
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Giovedì 28 Ottobre 2021, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 29 Ottobre, 11:01

Dopo una lunga via crucis, oggi la legge di bilancio da 23,4 miliardi verrà approvata dal Consiglio dei ministri. Poi la parola spetterà al Parlamento e saranno ulteriori dolori. Mario Draghi, stretto d’assedio dai soci di maggioranza e deciso a ricucire con i sindacati dopo lo scontro di martedì, ha scelto una linea di mediazione sulle pensioni adottando una soluzione provvisoria e rinviando la road map per il ritorno alla legge Fornero: quota 102 solo per il prossimo anno, quando si potrà lasciare il lavoro con 64 anni con 38 di contributi.

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Pensioni, uscita a 64 anni con scivolo di un anno

E per il 2023, sarà un «tavolo con le parti sociali da gennaio a stabilire forme di flessibilità per un ritorno graduale alla Fornero e a preparare, se sarà possibile, una riforma complessiva della previdenza», spiegano fonti di governo. Confermata la proroga di Opzione donna e il potenziamento dell’Ape social. In più il premier ha rinviato, visto lo stallo della trattativa, anche la decisione su come utilizzare gli 8 miliardi stanziati per il taglio delle tasse: il tesoretto finirà in un fondo ad hoc. Poi, durante l’iter di approvazione della manovra, verrà deciso come sforbiciare le tasse. Novità immediate invece per il reddito di cittadinanza: dopo il rifiuto della seconda proposta di lavoro, l’assegno verrà ridotto.

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La stretta

Una stretta che incontra «forti perplessità» dei 5Stelle che hanno dato un «via libera con riserva». In un primo momento Draghi avrebbe voluto evitare la cabina di regia della maggioranza. E tirare dritto, senza ulteriori mediazioni. Poi ha deciso di non strappare, di dribblare lo scontro con i soci di maggioranza, e ha convocato nel pomeriggio il ministro dell’Economia Daniele Franco, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli, i capi delegazione di Lega, Pd, Leu, 5Stelle, Forza Italia, e Iv Giancarlo Giorgetti, Andrea Orlando, Roberto Speranza, Stefano Patuanelli, Mariastella Gelmini e Renato Brunetta, Elena Bonetti e i responsabili economici di ciascun partito: Luigi Marattin (Iv) Federico Freni (Lega), Antonio Misiani (Pd), Maria Cecilia Guerra (Leu), Laura Castelli (M5s). Sulle pensioni, com’era avvenuto il giorno prima durante il vertice-scontro con Cgil, Cisl e Uil, Draghi è partito da una premessa: «L’approdo deve essere la legge Fornero, perché solo così il sistema previdenziale è sostenibile e si tiene conto degli interessi dei lavoratori di oggi e di quelli di domani».

Solo così si salvaguardano i giovani, insomma. E Franco, dopo che negli ultimi giorni erano naufragate soluzioni più «aspre», come quota 102 il prossimo anno e 104 nel 2023, ha gettato sul tavolo la proposta di 102 per il solo 2022. Con, appunto, 64 anni di età e 38 di contributi. E con un fondo di circa 500 milioni con cui traghettare i lavoratori penalizzati dai nuovi requisiti e offrire uno “scivolo” per agevolare le uscite dal lavoro nelle piccole aziende, in quelle in crisi, e dagli impieghi gravosi o usuranti. Giorgetti e Freni, senza troppa convinzione, hanno provato a chiedere quota 41 (con almeno 62 anni il prossimo anno e 63 nel 2023), ma alla fine è passata la proposta di Franco. Claudio Durigon, responsabile del lavoro della Lega, comunque l’ha presa bene: «Certo, sarebbe stata meglio quota 41, ma siamo molto soddisfatti: l’importante era non tornare alla legge Fornero. Ora abbiamo un anno per decidere cosa si farà nel 2023. Insomma, deciderà il prossimo governo...». Come dire: il prossimo anno si vota e palazzo Chigi poi toccherà a noi. E noi faremo la riforma della previdenza. Da vedere se finirà davvero così.

LA RICHIESTA DI ORLANDO

Nel corso del vertice, durato quasi quattro ore, il Pd con Orlando e Leu con Speranza hanno chiesto di «proseguire il dialogo con parti sociali su pensioni e fisco». Da qui la decisione provvisoria (per il solo 2022) sulle pensioni. E il proposito di Draghi di ricucire con i sindacati istituendo un «tavolo di confronto» con Cgil, Cisl e Uil sulla previdenza. Questo dialogo verrà esteso anche sul fronte fiscale. L’emendamento alla legge di bilancio che servirà a stabilire come utilizzare gli 8 miliardi stanziati per la sforbiciata alle tasse messi provvisoriamente nel fondo ad hoc, verrà infatti discusso anche con i sindacati e Confindustria. Un modo per rilanciare quel patto sociale caro a Draghi e al capo degli industriali Carlo Bonomi. Ma l’intenzione del premier e di Franco è già chiara: gli 8 miliardi dovranno essere utilizzati per tagliare il cuneo fiscale. Probabilmente con la formula di due terzi a favore dei lavoratori e di un terzo per le imprese. L’Irap, invece, non dovrebbe essere toccata. «Se si distribuiscono su troppe misure gli 8 miliardi, l’impatto sarebbe irrisorio», spiega una fonte di governo. 

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