Pensioni, uscite a 64, 65 e 66 anni: poi ritorno alla Fornero. La staffetta con i giovani

Transizione con tre quote (da 102 a 104). L’ipotesi di aumentare gli anni di contributi

Pensioni, uscite a 64, 65 e 66 anni: poi ritorno alla Fornero. La staffetta con i giovani
Pensioni, uscite a 64, 65 e 66 anni: poi ritorno alla Fornero. La staffetta con i giovani
di Luca Cifoni
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Martedì 26 Ottobre 2021, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 13:40

Uscita graduale dal meccanismo di Quota 100 con tre scalini su altrettanti anni, per tornare alle regole in vigore fino al 2018. Ma anche soluzioni aggiuntive che ampliano strumenti esistenti come l’Ape sociale (a favore delle categorie impegnate in mansioni faticose) e il contratto di espansione (l’uscita anticipata dalle aziende in concomitanza con l’assunzione di giovani). Sul dossier caldo della previdenza questa piattaforma è la base del confronto: politico all’interno della maggioranza e sociale con i sindacati: la convocazione inviata a Cgil, Cisl e Uil è per oggi pomeriggio, su questo e sugli altri nodi della legge di Bilancio. La trattativa potrebbe andare avanti fino alle ore immediatamente precedenti all’approvazione della legge di Bilancio da parte del governo, prevista nel consiglio dei ministri di giovedì mattina.

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IL DOSSIER
Il tema pensioni è quello più scottante, anche se nello schema inviato dall’esecutivo a Bruxelles con il Documento programmatico di bilancio a questa voce sono dedicati solo 600 milioni.

I sindacati comunque intendono porre con forza il tema delle risorse avanzate da Quota 100, visto che la formula entrata in vigore nel 2019 non avuto tutte le adesioni inizialmente ipotizzate: i fondi ancora disponibili (anche se in parte già intaccati da precedenti interventi) ammontano a vari miliardi, che potrebbero restare all’interno della previdenza invece di andare a ridurre il deficit dello Stato.

Al momento però lo schema è quello ipotizzato da Palazzo Chigi e ministero dell’Economia. Dunque tre quote crescenti dal 2022 in poi: 102, 103 e 104. Secondo l’ipotesi originaria, questo vorrebbe dire che dati 38 anni di contributi richiesti (come per Quota 100) il prossimo anno per lasciare il lavoro in anticipo servirebbero 64 anni, e nei due successivi rispettivamente 65 e 66. Ma nella trattativa è entrata una variante, che lasciando le stesse quote numeriche permetterebbe di raggiungerle con un incremento non dell’età ma dei contributi: dunque il requisito dei 64 anni resterebbe fisso, ma dai 38 di contributi richiesti nel 2022 si salirebbe prima a 39 e poi nel 2024 a 40. In questo modo - all’interno di una platea che comunque non si allargherebbe molto rispetto a quella potenziale già inclusa in Quota 100 - verrebbero relativamente favoriti coloro che hanno iniziato a lavorare in età più giovane.

Il punto di approdo finale sarebbero però sempre i requisiti precedenti alla riforma voluta dal governo Conte 1. Come venire incontro alla richiesta di discontinuità rispetto alla legge Fornero fatta anche dalla Lega? Sullo sfondo ci sono ipotesi di uscita anticipata legate al sistema di calcolo contributivo, o una sorta di Opzione donna allargata ai lavoratori di sesso maschile (ma con uscita a 63-64 anni) o la proposta del presidente dell’Inps Tridico che prevede l’anticipo della sola quota contributiva dell’assegno in attesa di maturate la pensione piena a 67 anni. Soluzioni che però sono rimaste - per ora - sulla carta. Da parte dell’esecutivo c’è la volontà di confermare l’Ape sociale (una sorta di trattamento anticipato per disoccupati e categorie impegnate in lavori faticosi), strumento che in base al lavoro svolto da una apposita commissione tecnica potrebbe essere potenziato ed allargato. L’attenzione ai problemi di particolari settori produttivi e delle piccole imprese potrebbe passare anche per la creazione di un fondo ad hoc per prepensionamenti “mirati”: una soluzione caldeggiata nelle settimane scorse da Claudio Durigon, responsabile Lavoro del partito di Salvini, già sottosegretario al Mef. Ed è in linea con le idee della Lega anche il possibile potenziamento del contratto di espansione, che potrebbe essere applicato anche dalle imprese con 50-100 dipendenti: uscita anticipata in parte a carico dell’azienda con contemporaneo inserimento di lavoratori giovani, in una sorta di staffetta generazionale.

I BONUS
Un altro capitolo delicato della legge di Bilancio è quello relativo ai bonus edilizi: dal superbonus 110 per cento verrebbero escluse le abitazioni unifamiliari, ma in queste ultime ore si sta valutando la possibilità di farle rientrare ma con un tetto di reddito per i proprietari: potrebbero usare lo sconto solo quelli che non superano la soglia.
 

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