Pensioni, spunta quota 102: il governo studia un'uscita a 64 anni con 38 di contributi

Pensioni, spunta quota 102: ma per il piano del governo servono otto miliardi
Pensioni, spunta quota 102: ma per il piano del governo servono otto miliardi
di Michele Di Branco
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Lunedì 14 Settembre 2020, 21:43 - Ultimo aggiornamento: 15 Settembre, 19:10

Chiamatela “Quota 102”, se volete. Governo al lavoro sulla flessibilità in uscita: domani tecnici e rappresentanti politici dell’esecutivo incontreranno i sindacati per un primo confronto sul ricco dossier previdenziale. Al centro delle discussioni il tema del superamento di Quota 100 perché fra un anno lo stop al meccanismo sperimentale che attualmente consente di andare a riposo con un minimo di 62 anni di età e 38 di contributi rischia di produrre effetti devastanti (uno scalone di ben 5 anni) nei confronti di chi non potrà andare in pensione sfruttando questa finestra e dovrà invece attendere il compimento dei 67 anni.

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LE STRADE

Cosa fare? Il governo pensa a varie soluzioni e la preferita consiste nel consentire, dal 2022, a chi lo desidera l’uscita anticipata a 64 anni di età con un mimino di 38 anni di contributi (da qui la denominazione “Quota 102”), accettando un taglio del 2,8-3% del montante retributivo (introdotto nel 1996) per ogni anno che serve per raggiungere quota 67 anni. Vale a dire l’orizzonte ordinario della pensione. Calcoli alla mano, la riforma interesserebbe circa 150mila persone all’anno (in aggiunta alle 350 mila che normalmente vanno a riposo), che potrebbero così lasciare il lavoro con 3 anni di anticipo rinunciando in media al 5% del trattamento che maturerebbero andando in pensione al raggiungimento degli attuali requisiti di legge. Tale meccanismo, peraltro, potrebbe divenire anche uno strumento da utilizzare insieme agli ammortizzatori nella gestione delle crisi aziendali dei prossimi mesi, soprattutto dopo che sarà stato spento l’attuale stop ai licenziamenti.

Quanto costerebbe Quota 102 alle casse dello Stato? La pratica sulla quale si stanno cimentando i tecnici del ministero del Lavoro parla di 8 miliardi di euro. Anche se occorre specificare che si tratterebbe di un flusso in uscita “per competenza” e non per cassa, destinato a diminuire nel corso degli anni a venire. Dal punto di vista della cassa le uscite sarebbero pari a zero in quanto i pensionati si vedrebbero tagliare i trattamenti, mentre il capitolo competenza crescerebbe visto che ci sarebbe un aumento del numero dei pensionati. Resta calda la pista di Quota 41: i sindacati ritengono che chi ha raggiunto quel livello di contribuzione debba poter andare in pensione a prescindere dall’età. Oggi questa opzione è possibile solo per i lavoratori precoci che all’età di 19 anni avevano alle spalle almeno un anno di contributi versati. E su questo versante il governo, che non appariva del tutto convinto fino ad alcune settimane fa, ora è pronto al dialogo.

 

GLI ALTRI FRONTI

Nel frattempo, considerato che il tema della flessibilità in uscita sarà oggetto di una legge delega, il governo deve bisogna stabilire quali interventi inserire subito nella prossima legge di Bilancio. Su questo versante si ipotizzano due proroghe: Ape Sociale e Opzione Donna. L’Ape Sociale consente a talune categorie di lavoratori (disoccupati, caregiver, invalidi al 74%, addetti a mansioni gravose) di andare in pensione 63 anni, con 30 o 36 anni di contributi mentre L’Opzione Donna è una forma di pensione anticipata riservata alle lavoratrici che entro il 31 dicembre 2019 abbiano maturato 35 anni di contributi e un’età anagrafica pari o superiore a 58 anni (per le lavoratrici dipendenti) e a 59 anni (per le lavoratrici autonome). Si pensa di alzare di almeno un anno il paletto temporale per la maturazione dei requisiti. Tra le novità in arrivo la costruzione di una pensione contributiva di garanzia per chi ha carriere discontinue con basse retribuzioni mentre a breve saranno istituite le due Commissioni tecniche previste dall’ultima legge di Bilancio: quella sulla valutazione della separazione della spesa sociale tra assistenza e previdenza e quella per lo studio dei lavori gravosi.

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