Pensione anticipata, uscita fino a 5 anni prima per assumere giovani

Si profila l’allargamento del contratto di espansione alle imprese più piccole

Pensione anticipata, uscita fino a 5 anni prima per assumere giovani
Pensione anticipata, uscita fino a 5 anni prima per assumere giovani
di Andrea Bassi
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Lunedì 18 Ottobre 2021, 00:15 - Ultimo aggiornamento: 13:12

Il capitolo pensioni nella manovra è ancora in fase di scrittura. Ma alcune misure, secondo fonti di governo, dovrebbero trovare sicuramente spazio all’interno della prossima manovra di bilancio. Due in particolare. La prima è un rafforzamento del cosiddetto «contratto di espansione». Si tratta dell’uscita anticipata dal lavoro fino a 5 prima dal momento in cui si maturano i requisiti di legge (67 anni o 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, uno in meno per le donne). Il contratto di espansione prevede la possibilità di risolvere anticipatamente il rapporto di lavoro per il personale che si trova fino a cinque anni dal raggiungimento della pensione. Durante questo periodo il datore di lavoro corrisponde un’indennità mensile di accompagnamento alla pensione. Dopo varie modifiche, il contratto di espansione è stato finanziato per tutto il 2021 e reso disponibile per le aziende da 100 dipendenti in su.

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Nella manovra lo strumento verrebbe rifinanziato e “allargato” alle imprese con almeno 50 dipendenti.

L’intenzione, in realtà, sarebbe quella di eliminare del tutto i vincoli numerici alla misura, ma si tratta di un punto sul quale la discussione è ancora aperta. L’indennità mensile corrisposta è pari alla pensione maturata dal lavoratore al momento della decorrenza dell’indennità stessa. Qual è la convenienza per il datore di lavoro? Se il dipendente attraverso lo scivolo raggiunge la pensione di vecchiaia, non sarà tenuto a versare i contributi. Il contratto di espansione prevede inoltre, che l’impresa debba presentare un piano di assunzioni per far entrare all’interno dell’impresa nuovo personale specializzato. Uno strumento insomma utile in una fase come quella attuale in cui c’è una forte necessità di ricambio generazionale.

Un altro strumento per il prepensionamento che quasi certamente troverà spazio nella prossima manovra, sarà “Opzione donna”. Si tratta del prepensionameno per le lavoratrici che hanno un’anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni ed un’età anagrafica pari o superiore a 58 anni (per le lavoratrici dipendenti) e a 59 anni (per le lavoratrici autonome). Per poter accedere alla pensione è richiesta la cessazione del rapporto di lavoro dipendente. Opzione donna è una misura che permette l’uscita anticipata dal lavoro fino a 9 anni di anticipo, ma l’altro lato della medaglia è che la possibilità di prepensionarsi comporta una consistente decurtazione dell’assegno che, a seconda degli anni di anticipo rispetto alla vecchiaia, può comportare un taglio sulla pensione tra il 20 e il 30 per cento.

Le divisioni


Sulla manovra le discussioni tra i partiti sono ancora in corso. Il consiglio dei ministri con all’ordine la legge di Bilancio dovrebbe essere convocato per domani e potrebbe essere preceduto da una cabina di regia. Non tutti i nodi sono sciolti. Il braccio di ferro va avanti sulla distribuzione delle risorse tra i vari capitoli che compongono la manovra. I punti più delicati sono proprio il capitolo delle pensioni e quello del Reddito di cittadinanza. Per il primo ci sarebbe uno stanziamento complessivo di circa 5 miliardi. Ma si tratterebbe di una cifra che ricomprenderebbe tutti gli interventi sulla previdenza, dalla rivalutazione delle pensioni all’inflazione fino alla protezione dei montati delle pensioni non ancora liquidate dal calo del Pil che si è verificato negli ultimi cinque anni e che rischierebbe di svalutare i futuri assegni. Per il Reddito invece, l’intenzione del governo sarebbe di risparmiare almeno un miliardo di euro stringendo le maglie della misura. Gli altri due nodi da sciogliere riguardano il taglio delle tasse attraverso la riduzione del cuneo fiscale, per il quale ci sarebbero tra i 9 e i 10 miliardi di euro, e la riforma degli ammortizzatori sociali, che dovrebbe essere finanziata con 4-5 miliardi. Ma si tratta ancora di cifre che possono cambiare aumentando o riducendo la dote di un capitolo a scapito di un altro. È proprio sulle risorse a disposizione delle singole misure che in queste ore si sta discutendo all’interno della maggioranza di governo. 

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