Partite Iva, zero contributi per un anno. Il bonus del 110% esteso a tutto il 2022

Partite Iva, zero contributi per un anno. Il bonus del 110% esteso a tutto il 2022
Partite Iva, zero contributi per un anno. Il bonus del 110% esteso a tutto il 2022
di Andrea Bassi e Michele Di Branco
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Martedì 15 Dicembre 2020, 00:33 - Ultimo aggiornamento: 00:50

La tregua tra maggioranza e opposizione sulla manovra di bilancio si celebra sul capitolo «autonomi». Le partite Iva, lasciate fuori dai ristori del governo, tornano al centro dell’agenda politica. Ieri per tutta la giornata l’Inps ha lavorato a stretto contatto con la Ragioneria generale dello Stato per valutare la fattibilità di un emendamento alla manovra per introdurre nel 2021 una decontribuzione totale per i lavoratori autonomi che guadagnano fino a 50 mila euro l’anno e che hanno subito un calo del fatturato del 33%. Una misura che costerebbe un paio di miliardi.

Partite Iva, Di Maio: «Il 2021 anno bianco per chi ha un reddito fino a 50mila euro»

Luigi Di Maio lo ha definito «l’anno bianco degli autonomi», facendo però infuriare tutto il centrodestra, che si è sentito politicamente scippato di una proposta concordata nel vertice di venerdì con il ministro del Tesoro Roberto Gualtieri.

Ma non c’è solo la decontribuzione. Il vice ministro dell’Economia, Antonio Misiani, ha aperto anche all’introduzione di un «ammortizzatore sociale» per le partite Iva. Un tema sul quale ci sono proposte sia da parte della maggioranza che dell’opposizione, e sul quale il governo lavora a trovare un punto di incontro.

Il dibattito

«Sugli ammortizzatori sociali a favore degli autonomi ho presentato, come primo firmatario, un emendamento di maggioranza alla legge di Bilancio, sottoscritto dai capigruppo in Commissione Lavoro di tutte le forze politiche della coalizione di governo», ha detto Camillo D’Alessandro, deputato di Italia Viva e vice-presidente della Commissione Lavoro della Camera. «In questo senso», ha aggiunto, «l’apertura del governo è positiva». Italia Viva per bocca Intanto la maggioranza è ancora alla ricerca di una sintesi sul superbonus 110%. Lo sgravio è stato confermato per tutto il prossimo anno ma i 5 Stelle, forti anche della spinta che arriva dal mondo delle imprese, chiede che il meccanismo venga prorogato almeno fino al 2023. «Il superbonus – ha spiegato il viceministro dell’Economia, Misiani, - costa 5 miliardi di euro ogni sei mesi e questo è il nodo fondamentale a cui sono legate le decisioni di proroga. Tanto è vero che utilizzeremo innanzitutto Next Generation Eu, le risorse europee, per finanziare questo programma». Nelle ultime ore, il Tesoro ha fatto una proposta alla maggioranza. Proroga limitata solo a tutto il 2022 (finanziata, oltre che con soldi europei, anche attraverso 1,5 miliardi recuperati fra le pieghe del bilancio) ma con un paletto.

IL VIA LIBERA

Disco verde ai lavori che partono nei primi sei mesi di quell’anno e, in ogni caso, via libera solo a chi ha avviato pratiche, delibere e domande presso gli enti competenti entro il mese di giugno. Una soluzione che farebbe risparmiare soldi allo Stato, come conferma indirettamente il relatore al Ddl bilancio, Stefano Fassina (Leu): «È in corso una rielaborazione che deve tenere conto dei vincoli di finanza pubblica, si tratta di un intervento estremamente costoso». L’emendamento sulla cosiddetta cannabis light, presentato dai 5 Stelle nella diffidenza del resto della maggioranza è stato accantonato nel corso dell’esame delle proposte di modifica in commissione Bilancio alla Camera. Lega e FdI hanno ne hanno chiesto il ritiro, sottolineando come si tratti di un tema che potrebbe condizionare i rapporti fra minoranza e maggioranza. Un altro tema in discussione riguarda la proposta del M5S di destinare alla Cig dei piloti parte dei fondi destinati al ristoro delle perdite subite, a causa del covid, dalle aziende che operano nel settore aereo: ma la scelta non convince tutta la maggioranza. Ancora in stand-by la questione, sollevata dalla Lega, della possibile compensazione dei debiti e dei crediti delle imprese nei confronti della Pa. L’emendamento è stato accantonato ma il relatore Fassina ha riconosciuto che «Il problema esiste e che non può essere scaricato sulle imprese». Ieri sera, intanto, sì è tenuto un ennesimo vertice tra la maggioranza, i capigruppo dell’opposizione e il ministro Gualtieri per provare a chiudere le ultime partite ancora aperte. Tra queste ci sono alcune proposte messe in stand by, come l’estensione dell’Iva ridotta al 5% a tutti gli assorbenti, non solo quelli “green”. Accantonate per approfondimento anche le proposte per il voucher baby sitter per le neo mammecon reddito al di sotto dei 35 mila euro. Oggi invece dovrebbe arrivare la richiesta di fiducia sul decreto ristori. 

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