Lavoro e giovani: né occupazione né impresa, dal 2000 hanno perso il posto in 2,5 milioni

Per i giovani né lavoro né impresa
Per i giovani né lavoro né impresa
di Luca Cifoni
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Mercoledì 4 Agosto 2021, 07:55 - Ultimo aggiornamento: 6 Agosto, 11:32

In Italia la quota di popolazione giovane sul totale è più bassa di quella degli altri Paesi europei. E contemporaneamente i giovani che ci sono fanno molta più fatica a trovare un'occupazione, anche quando sono usciti dal percorso formativo. La combinazione di demografia sfavorevole e mercato del lavoro ostile a ventenni e trentenni può essere una grave minaccia anche per l'economia del Paese nel suo complesso, come evidenzia uno studio di Confcommercio. L'analisi sottolinea che tra il 2000 e il 2019 i giovani occupati nella fascia di età compresa tra i 15 i 34 anni si sono ridotti in termini assoluti di due milioni e mezzo di unità. Un fenomeno che certamente dipende dalla diminuzione numerica delle generazioni più fresche ed è destinato a proseguire: nel 2008 sono nati 576 mila bambini, mentre lo scorso anno ci si è fermati a 404 mila e a fine 2021 quasi certamente si scenderà sotto la soglia delle 400 mila nascite.

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Ma il peggioramento della situazione ha una natura anche qualitativa ed è legato ad altri fattori: l'incidenza dei cosiddetti Neet, i giovani che non lavorano ma allo stesso tempo non studiano e non sono coinvolti in progetti formativi è in crescita ed ha raggiunto il 22 per cento della popolazione che appartiene a quella fascia di età.

Un valore ben più alto di quello di altri Paesi che pure hanno sperimentato una contrazione demografica: in Germania la percentuale si ferma al 7,6 per cento, mentre in Spagna non supera il 15. Insomma, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la riduzione assoluta nel numero di ragazzi che bussano alle porte del mercato del lavoro non porta con sé un aumento delle opportunità. Anzi a volte è vero proprio il contrario.

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GLI ELEMENTI
Lo studio di Confcommercio fornisce altri elementi che aiutano a inquadrare la situazione. Il primo riguarda i giovani (tra i 18 e i 39 anni) che negli ultimi dieci anni hanno lasciato il nostro Paese, verosimilmente in cerca di occasioni che da noi non apparivano a portata di mano: hanno fatto questa scelta in 345 mila. Nello stesso periodo sono scomparse 156 mila imprese giovanili. Intanto però nel 2019, segnala l'organizzazione dei commercianti, circa 245 mila richieste di lavoro delle imprese rimanevano senza esito: una conseguenza del cosiddetto skills mismatch, ovvero il divario tra le competenze richieste e quelle disponibili, ma anche - con tutta probabilità - del basso livello delle retribuzioni offerte.

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La richiesta degli imprenditori è una riduzione sia del carico fiscale sia degli adempimenti burocratici che ancora ostacolano l'attività economica. Per il presidente Sangalli «il sostegno alle imprese giovanili rende più robusta, diffusa e duratura la crescita economica, per cui è fondamentale utilizzare al meglio le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza destinate ai giovani, soprattutto per quanto riguarda formazione, incentivi e semplificazione burocratica».

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