Gli anziani, che poi sempre meno anziani saranno rispetto ai nostri standard attuali, sono una risorsa. Che può attenuare gli effetti negativi della crisi demografica italiana. Lo spiega Cecilia Tomassini, professore ordinario di Demografia all'Università del Molise, nonché consigliere Cnel e presidente dell'Aisp, l'associazione italiana per gli studi di popolazione.
Tomassini, come cambierà la nostra vita da qui a 30-50 anni?
«Il fenomeno dell'invecchiamento della popolazione è una naturale conseguenza del calo della fecondità e del miglioramento delle condizioni di sopravvivenza soprattutto all'età anziana.
Come si adatterà la società ad una presenza cosi rilevante di over 60? Entreranno in crisi i modelli familiari?
«Spesso ci scordiamo come gli anziani rappresentino una risorsa fondamentale per la nostra società. I flussi di supporto alla popolazione più giovane in termini di abitazione, di cura per i nipoti ed di trasferimenti economici sono voci che non entrano nel Pil, ma che rappresentano flussi di spazio, di tempo e di denaro importanti per il funzionamento della nostra società. Allo stesso tempo esiste una quota minoritaria di anziani che ha bisogno di aiuto: fino ad ora questo paese si è affidato alla buona volontà delle famiglie e agli assegni di accompagnamento. Le famiglie continuano a fare la loro parte. Quello che è ancora carente è un sistema di assistenza domiciliare davvero competitivo che raggiunga gli anziani più in difficoltà e senza risorse di supporto familiare».
Si parla molto di silver economy. Quali sono le reali opportunità?
«Una sfida importante dell'invecchiamento è quella di cercare di aumentare la partecipazione degli anziani al mondo del lavoro tenendo in considerazione le preferenze individuali, le capacità e le condizioni di salute. Le nuove generazioni di anziani sono molto più istruite rispetto alle precedenti, e sono anche relativamente più benestanti. I dati Istat mostrano come il loro stato generale di salute stia costantemente migliorando con conseguenze positive per la società nel suo complesso. Anche dal punto di vista dei consumi che questa componente sociale può spingere: consumi legati alla salute ma anche al tempo libero, ai viaggi».
Cosa succederà nel mondo del lavoro, con più anziani e meno giovani?
«L'impatto dell'invecchiamento sul mondo del lavoro deve essere gestito sapientemente. Laddove si creano delle condizioni ideali come il life long learning (l'aggiornamento continuo) e lo scambio fra le diverse generazioni di lavoratori, gli anziani tendono a rimanere nel mercato del lavoro. Trovare diverse soluzioni per fare dell'invecchiamento della popolazione un'opportunità rappresenta per l'Italia una priorità. Non è un caso che il ministero dell'Università investa con una delle 14 linee di ricerca proprio sull'invecchiamento, con i fondi del Pnrr. Si avverte finalmente la necessità di adottare un approccio multidisciplinare che integri gli aspetti della salute e delle patologie dell'età anziana con gli aspetti sociali, psicologici, giuridici, ed economici con soluzioni eventualmente esportabili ad altri paesi che sono solo all'inizio di questo processo demografico».