Grano ucraino, una missione navale Ue per scortare i mercantili. Italia pronta a schierare le sue fregate

Il dossier sull’operazione: una flotta di stati volenterosi per sbloccare i cereali

Grano ucraino, una missione navale Ue per scortare i mercantili. Italia pronta a schierare le sue fregate
Grano ucraino, una missione navale Ue per scortare i mercantili. Italia pronta a schierare le sue fregate
di Alberto Gentili e Gabriele Rosana
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Domenica 29 Maggio 2022, 01:00 - Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 07:41

Una missione navale a guida Ue per liberare il grano bloccato nei porti ucraini nel Mar Nero e nel Mar d’Azov. L’ipotesi è sul tavolo, e dovrebbe finire all’esame del Consiglio europeo che inizia domani a Bruxelles, mentre con Francia e Germania allineate all’Italia si tenta il tutto per tutto diplomatico per negoziare con Mosca ed evitare di affamare il Sud del mondo, principale importatore dei grani ucraini. Dopo aver inaugurato i “corridoi della solidarietà” attraverso cui esportare su gomma, rotaia o via fiume i cereali rimasti nei silos dell’Ucraina, l’Ue potrebbe alzare la posta, guardando alla possibilità di andare oltre l’aggiramento del blocco dei porti seguito finora. E coordinare invece un’operazione nell’ambito della Politica di sicurezza e difesa comune in modo da garantire alle navi di lasciare i porti, scortate dalle fregate delle Marine europee, come suggerito già nei giorni scorsi da Lituania, Estonia e Polonia.

Le difficoltà e lo scetticismo, però, non mancano: per l’Ue non sarebbe certo la prima volta (in quasi vent’anni ha condotto circa 40 operazioni in tre continenti), ma mettere in piedi una missione navale non è semplice.

Serve l’unanimità dei Ventisette, oltre che la richiesta formale di Kiev. Più probabile semmai, secondo gli osservatori più attenti, una “coalizione dei volenterosi”, con dentro molti Paesi Ue, ma che agirebbe fuori dal quadro della Politica di sicurezza e difesa comune. 

Insomma, la premessa è che «tutto è prematuro, per ora siamo solo alle ipotesi». Ma da quanto filtra dal ministero della Difesa italiano, «se ci sarà una missione europea o internazionale» per scortare fuori dal porto di Odessa e dalle altre città portuali ucraine le navi cariche di grano e cereali, «l’Italia ci sarà, siamo pronti». E questo vale anche per le operazioni di sminamento delle acque ucraine: «Se si procederà, faremo la nostra parte». Il governo italiano invierebbe sia alcune fregate per scortare le navi mercantili, sia i due cacciamine della classe Gaeta ed Eliseo, equipaggiati con robot, piccoli sommergibili di perlustrazione e con a bordo subacquei specializzati nello sminamento marino. L’obiettivo: scongiurare la crisi alimentare innescata dal blocco delle esportazioni di grano. Crisi che potrebbe provocare la morte per fame di «milioni e milioni di persone» come ha detto giovedì Mario Draghi dopo il colloquio avuto con Vladimir Putin. E scatenare una nuova massiccia ondata migratoria dall’Africa all’Europa.

In questa operazione, come dimostrano i contatti di ieri con Putin del presidente francese Emmanuel Macron e del cancelliere tedesco Olaf Scholz, Draghi si muove «in una cornice europea», di concerto con gli altri leader Ue. E con la benedizione di Joe Biden, ricevuta durante la visita del premier italiano alla Casa Bianca.
Insomma, Draghi, Macron, Scholz hanno deciso di tentare una sorta di accerchiamento e di pressing diplomatico sul presidente russo, per spingere Mosca ad avviare il negoziato almeno su un settore «specifico» e «pragmatico» come la crisi alimentare. Una diplomazia dei piccoli passi che il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, spiega così: «La pace è indubbiamente lontana. Ma si cerca di far ripartire il confronto e ricostruire la fiducia tra le parti partendo da temi concreti».

C’è però una precondizione a qualsiasi missione navale o di sminamento. Questa riguarda le garanzie reciproche tra i due belligeranti. Tant’è che si cercherà nei prossimi giorni di imbandire un tavolo tra Mosca e Kiev in cui verranno definite, appunto, le condizioni in base alle quali sminare i porti ucraini. Chi lo farà e con quali navi. E, soprattutto, Putin dovrà mettere nero su bianco l’impegno a non attaccare Odessa, una volta che la città sarà vulnerabile perché non più protetta dalle mine ucraine.

LE PROMESSE DI PUTIN

Fonti di governo italiane sottolineano che - dopo la telefonata di giovedì di Draghi e quelle di ieri Macron e Scholz - il pressing sembra cominciare ad avere successo. Viene fatto notare che l’Eliseo ha confermato quanto reso noto dal Cremlino sulla «promessa» fatta da Putin, a Macron e Scholz, di «accordare un accesso delle navi al porto» di Odessa «per l’esportazione di cereali, senza che esso sia utilizzato militarmente dalla Russia» se il porto stesso «sarà stato in precedenza sminato». Adesso c’è però da capire se questo impegno verrà formalizzato da Mosca. E se Volodymyr Zelensky si fiderà.

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