Uguali sul posto di lavoro? Macché. Uomini e donne possono anche avere mansioni simili, ma non lo stesso stipendio. I maschi sono più pagati delle femmine. Eppure, secondo i dati Eurostat, il gender pay gap (la differenza salariale di genere) ha una media europea del 14,8%, con l’Italia che sembra piazzata benissimo, al 5%. Si tratta di uno dei tassi più bassi d’Europa: la Spagna si attesta al 14%, la Francia al 15,5%, e la Germania sfiora il 21%.
Il governo spagnolo ha però fatto un passo importante: due nuove norme che obbligano le imprese spagnole ad adattare gli stipendi fra lavoratori e lavoratrici entro sei mesi. Il premier italiano Conte ha invece promesso in Parlamento: «Una parte significativa delle risorse del Recovery Fund sarà indirizzata a promuovere l’occupazione femminile».
Perché il valore apparentemente positivo sul Gpg italiano è però falsato da alcuni aspetti. Bisogna innanzitutto tener conto del divario fra professioni, presente ad ogni livello, ma che si allarga man mano che si sale di qualifica.
Una percentuale che con la pandemia è ulteriormente crollata sotto al 50%. L’associazione femminista Il Giusto Mezzo, con una petizione e una lettera indirizzata al premier Conte, denuncia la perdita di circa 470 mila posti di lavoro fra le donne rispetto al secondo trimestre dello scorso anno. L’appello, dalla politica alla società civile, non potrebbe essere più chiaro: il Recovery Fund è un’occasione storica per le donne e per invertire la rotta.
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