Irpef, modifiche al bonus 100 euro. E Confindustria boccia la manovra

Bonomi: «Per le tasse servono almeno 13 miliardi». Oggi nuovo tavolo, poi Franco riferirà in Parlamento

Fisco, più detrazioni, ma Confindustria boccia la manovra
Fisco, più detrazioni, ma Confindustria boccia la manovra
di Andrea Bassi
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Lunedì 22 Novembre 2021, 21:38 - Ultimo aggiornamento: 23 Novembre, 08:56

Mentre in Parlamento i partiti sono ancora spaccati sulla nomina del relatore della manovra, il ministro dell’Economia Daniele Franco, prova a chiudere il capitolo più delicato del provvedimento: quello del taglio delle tasse. E lo fa nel giorno in cui il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, ha bollato come «pochi» gli 8 miliardi stanziati per la riduzione delle imposte, chiedendo di portare la dote ad almeno 13 miliardi e di concentrare le risorse sul taglio dei cuneo fiscale attraverso la riduzione dei contributi.

Mentre il direttore generale Francesca Mariotti, ascoltata in audizione, ha bocciato l’impianto della legge di Bilancio sostenendo che non fa «un passo in avanti per la modernizzazione del Paese». L’ipotesi caldeggiata da Bonomi sul taglio dei contributi non è finita tra le simulazioni presentate ieri dal ministro dell’Economia ai responsabili economici in vista della presentazione dell’emendamento del governo sul taglio dell’Irpef e dell’Irap.

Franco ha riconvocato per questa mattina alle 8.30 la riunione, dando a tutti i presenti la consegna del silenzio su quanto discusso.

Probabilmente anche in vista dell’audizione di oggi dello stesso ministro proprio sulla manovra, durante la quale potrebbe svelare i primi dettagli anche se per l’accordo finale dovrebbe arrivare in settimana. La direzione ormai sarebbe segnata. Ieri sono state presentate, tra taglio dell’Irpef e taglio dell’Irap, ben sei simulazioni. Ognuna delle quali composta da diverse slides con gli effetti sui conti pubblici e l’impatto sui contribuenti. 


LA DECISIONE
Anche se una decisione finale non è ancora stata presa, la direzione indicata è chiara. Si va verso la riduzione delle aliquote (probabilmente partendo da quella del 38%) a cui, tuttavia, verrebbe affiancato un intervento sulle detrazioni da lavoro dipendente. Con questa misura si punterebbe a riassorbire anche il bonus dei 100 euro (il vecchio bonus Renzi, poi aumentato di 20 euro) che per i redditi fino a 28 mila euro è un “credito Irpef”. Un meccanismo che causa diversi inconvenienti, come il rischio di dover restituire il bonus l’anno successivo se si supera la soglia di reddito che dà diritto a riceverlo.

Nella riunione di ieri si sarebbe deciso di utilizzare gli 8 miliardi messi a disposizione del governo per il taglio dell’Irpef e dell’Irap, come una sorta di primo modulo della riforma prevista dalla delega fiscale presentata dal governo in Parlamento. Delega che fa esplicito riferimento al documento finale dell’indagine conoscitiva delle Commissioni finanze di Camera e Senato, guidate da Luigi Marattin e Luciano D’Alfonso. In quel documento si parla esplicitamente «dell’assorbimento degli interventi del 2014 e del 2020 riguardanti il lavoro dipendente». Oggi Franco dovrebbe poi presentare due nuove simulazioni sull’Irap. Per ridurre l’imposta il governo avrebbe messo a disposizione due degli otto miliardi della manovra. 


Il viceministro al Mise, Gilberto Pichetto (FI) che partecipa al tavolo per definire il taglio delle tasse, ha spiegato che sull’Irap è ancora in corso la discussione per definire se l’intervento deve essere «verticale o orizzontale». Ossia se intervenire sul valore della produzione, mettendo un tetto per l’intervento, o sulla forma d’impresa. Durante l’audizione di ieri sulla manovra, intanto, l’Istat ha calcolato che se tutti gli 8 miliardi per il taglio delle tasse fossero destinati al calo del cuneo fiscale sul lavoro, si registrerebbe un incremento del reddito delle famiglie pari allo 0,71% rispetto al valore del 2020. Il direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini, ha auspicato che «nel delineare il superamento» dell’Irap «sia considerata la possibilità di intervenire non solo attraverso una riduzione dell’aliquota, ma anche mediante la rimodulazione della base imponibile. 
 

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