Eurozona, S&P: dal 2023 maggiori aumenti salariali del 2,5-3%

Eurozona, S&P: dal 2023 maggiori aumenti salariali del 2,5-3%
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Lunedì 28 Febbraio 2022, 13:15
(Teleborsa) - Il mercato del lavoro europeo è diventato più solido negli ultimi dieci anni e la pandemia non lo ha danneggiato molto. L'Eurozona ha infatti aggiunto più posti di lavoro alla fine del quarto trimestre 2021 di quanti ne abbia persi dallo scoppio della pandemia, confermando una piena ripresa economica, secondo un nuovo rapporto di S&P Global Ratings. "I programmi di cassa integrazione, le riforme strutturali passate per facilitare le assunzioni e i licenziamenti, e gli sforzi per includere nel mercato del lavoro donne, senior e immigrati hanno contribuito a questo rimbalzo migliore del previsto", ha affermato Marion Amiot, economista senior dell'agenzia di rating internazionale.

La ripresa post-pandemica si nota anche osservando il tasso di carenza di posti di lavoro, ovvero il rapporto tra il tasso di posti vacanti e la disoccupazione. Il dato ha raggiunto i massimi storici in Francia ed è vicino al suo livello più alto in Germania e in Italia. "Le indagini sul mercato del lavoro mostrano anche che la carenza di manodopera è salita leggermente al di sopra dei livelli pre-crisi verso la fine dello scorso anno - evidenzia S&P - Tuttavia, i tassi di posti vacanti sono particolarmente elevati nei settori in cui la carenza era un problema prima del Covid-19 (nell'assistenza sanitaria e nell'industria tedesca, ad esempio), quindi non indicando necessariamente un cambiamento epocale". Inoltre, la domanda è elevata anche nei settori in rapida ripresa in cui è probabile che più persone abbiano perso il lavoro (come nella logistica, nei trasporti e nei servizi rivolti ai consumatori).

L'aumento della forza lavoro e la diminuzione della disoccupazione strutturale suggeriscono che il legame tra la rigidità del mercato del lavoro e le pressioni salariali potrebbe essere più debole in Europa, secondo l'agenzia di rating. I dati sui salari per il 2020 e il 2021 sono un po' irregolari a causa della mutevole composizione del mercato del lavoro e della riduzione delle ore lavorate durante la crisi. "Tuttavia, gli ultimi dati per il terzo trimestre 2021 suggeriscono una certa normalizzazione, con una crescita salariale media annua di circa il 2,2%, ancora al di sotto del massimo precrisi del 2,4%. Guardando al futuro, prevediamo che i salari aumenteranno lentamente", viene sottolineato. Dal 2023, S&P si attende maggiori aumenti salariali nell'Eurozona, del 2,5%-3%.

È infatti probabile che le aziende continueranno a tenere d'occhio i margini nel 2022 cercheranno di limitare gli aumenti salariali, specialmente nei settori che non si sono ancora ripresi dalle restrizioni Covid-19. Ciò sarà probabilmente rafforzato dall'andamento della produttività, che finora è rimasto modesto. In media nella zona euro, la produttività oraria era solo dell'1,7% al di sopra dei livelli pre-crisi nel terzo trimestre 2021 e la maggior parte di questo aumento è venuto dall'Italia. Al contrario, è scesa di circa il 3% in Spagna.

Tuttavia, con la disoccupazione che scende al di sotto del 7%, S&P prevede un'accelerazione della crescita salariale verso la fine dell'anno o l'inizio del 2023. In particolare, la crescita salariale potrebbe essere di circa il 2,8% nel 2023, dato che rappresenterebbe l'aumento più elevato dal 2008. Questi sviluppi alla fine contribuiranno a spingere l'inflazione di fondo su un percorso sostenibile verso l'obiettivo del 2% fissato dalla BCE nel 2023, dando alla stessa banca centrale europea margine per una graduale normalizzazione della politica monetaria.
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