Dimissioni Draghi, cosa (e quanto) rischia l'Italia? Spread, Pnrr, legge di bilancio: ecco gli scenari

Dimissioni Draghi, cosa rischia l'Italia? Spread, Pnrr e legge di bilancio: ecco cosa può accadere
Dimissioni Draghi, cosa rischia l'Italia? Spread, Pnrr e legge di bilancio: ecco cosa può accadere
di Jacopo Orsini
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Giovedì 21 Luglio 2022, 14:15 - Ultimo aggiornamento: 22 Luglio, 07:50

Mario Draghi ha rassegnato le dimissioni. Cosa succede ora ai principali dossier economici rimasti aperti sul tavolo del governo dimissionario dal Pnrr alla legge di Bilancio? Lo spread intanto si impenna e la Borsa scende, anche se al momento meno delle previsioni più pessimiste. Il differenziale tra Btp decennale e Bund tedesco, che ieri mattina quando ancora sembrava che il governo potesse andare avanti oscillava appena sotto quota 200 punti base, oggi in chiusura si attesta a 230 dopo un picco a 232. Il rendimento del decennale italiano sale invece al 3,52%, più o meno lo stesso livello dei titoli greci. Piazza Affari intanto cede appena lo 0,7%.

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Lo spread

Gli analisti per quanto riguarda lo spread comunque non vedono troppo nero. «Non è un dramma eccezionale, circa il 40% del nostro debito pubblico è in mano alla Bce che comunque continuerà a fare il suo lavoro. I titoli che ha già li rinnoverà tutti, certo i rifinanziamenti futuri potranno essere un po' più onerosi, e questo si innesta in un rapporto deficit/pil fuori controllo - afferma Maria Gionso, consigliere delegato di Cfo Sim -. Riassumendo, quindi, nel breve un po' di sofferenza ma la Bce farà la sua parte e, probabilmente, dovrà accelerare il famoso scudo anti- spread, dovranno darsi una mossa per evitare un effetto domino». 

«È chiaro che la questione italiana ha portato qualche tensione nella Bce perché l'Italia potrebbe aver bisogno di un sostegno prolungato: se lo spread tra Btp e bund salisse oltre i 300 punti questo potrebbe portare qualche instabilità nell'eurozona», sottolinea Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia. Secondo l'agenzia di rating americana Fitch le dimissioni di Draghi annunciano in ogni caso una maggiore incertezza. «E' probabile che le riforme strutturali e il risanamento di bilancio diventino più impegnativi», avvertono gli analisti dell'agenzia di rating. Posizione, questa, che trova concorde anche Moody's secondo cui «i recenti eventi sono negativi per il credito».

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La legge di bilancio

Legge di bilancio e Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) sono i due dossier che ora il Paese dovrà gestire con il governo dimissionario e le elezioni verso fine settembre. Il nuovo governo, che dovrebbe entrare in carica verso i primi di novembre se si voterà fra fine settembre e inizio ottobre, potrà comunque sicuramente contare su una certa benevolenza della commissione europea, da cui dipendono sia la valutazione delle politiche di bilancio che quelle relative agli obiettivi del Pnrr. Entro il 15 ottobre va inviato a Bruxelles il Documento programmatico di Bilancio che contiene le indicazioni fondamentali sulla manovra, mentre il 20 ottobre (termine ampiamente superato gli scorsi anni) il disegno di legge deve arrivare alle Camere. Normalmente Bruxelles ha tuttavia mostrato tolleranza in caso di elezioni e quindi di passaggio da un governo all'altro.

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Il Pnrr

Questo approccio non rigido dell'Unione europea nei confronti dell'Italia sulla manovra potrebbe essere esteso anche al Piano nazionale di ripresa e resistenza, di cui sono in scadenza a fine anno 55 tra traguardi e obiettivi. I fondi della seconda rata, circa 21 miliardi, sono già stati chiesti e sono in arrivo, indipendentemente quindi dalle dimissioni del governo. Qualche rischio potrebbe esserci per portare a termine gli altri obiettivi entro fine anno. Come molto in bilico sono ora provvedimenti importanti come la riforma della concorrenza e quella del fisco. Ma la Commissione potrebbe tenere conto anche in questo caso del cambio di guida a Palazzo Chigi. Molto più difficile invece per l'Italia sarà ottenere una revisione del piano, in base all'articolo 21 del regolamento europeo. In ogni caso la mancata approvazione delle riforme peserebbe, mentre resta fissato al 31 agosto 2026 il termine per il completamento di tutti gli investimenti.

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