Decreto Sostegni, Draghi: «Subito 11 miliardi per l'economia»

Decreto Sostegni, Draghi: «Subito 11 miliardi per l'economia»
Decreto Sostegni, Draghi: «Subito 11 miliardi per l'economia»
di Andrea Bassi
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Sabato 20 Marzo 2021, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 17:14

Il primo vero scoglio politico Mario Draghi lo ha superato. E non era un passaggio semplice. Per tutta la giornata si sono inseguite le voci di una Lega pronta a disertare il consiglio dei ministri e a non votare il decreto. Al centro della crisi lo stralcio delle vecchie cartelle esattoriali, quelle risalenti agli anni che vanno dal 2000 al 2015. Alla fine Draghi è riuscito a trovare un compromesso. Il condono ci sarà, limitato nel tempo (fino al 2010) e nei beneficiari (i contribuenti con redditi inferiori a 30 mila euro). Nella conferenza stampa dopo il consiglio dei ministri, ha giustificato la decisione. «È chiaro», ha detto, «che sulle cartelle lo Stato non ha più funzionato, uno Stato che ha permesso l’accumulo di milioni e milioni di cartelle che non si possono esigere: bisogna cambiare qualcosa». Poi annuncia che è stato deciso, che nel decreto Sostegni ci sarà anche «una parte che prevede una modifica della riscossione, una piccola riforma del controllo e dello scarico» delle cartelle. «Senza - spiega - in un paio di anni avremmo avuto ancora milioni di cartelle da dover esigere».

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Il tema delle cartelle ha rischiato di oscurare i contenuti del provvedimento da 32 miliardi, la prima vera manovra economica varata dal governo Draghi.

Alle imprese saranno distribuiti ristori per 11 miliardi. Soldi, ha detto il premier, che arriveranno nell’economia già nel mese di aprile. «Sono 3.700 euro in media ad impresa», ha chiarito il ministro dell’Economia Daniele Franco. La cifra è bassa. Il governo lo sa. «Siamo consapevoli», ha aggiunto Draghi, «che si tratta di un intervento parziale e per questo» c’è l’ipotesi di «un secondo stanziamento in occasione della presentazione del Def». Di quanto è ancora presto per dirlo, dipenderà dall’andamento della pandemia e dal ritmo delle vaccinazioni. Ma già si parla di altri 20-30 miliardi di euro. I soldi arriveranno presto, comunque, nelle casse delle imprese. I primi pagamenti dell’Agenzia delle Entrate ci saranno già a partire dall’8 di aprile. Entro la fine del mese tutti quelli che hanno fatto domanda riceveranno un bonifico direttamente sul loro conto corrente. 

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IL DOSSIER
Anche il secondo dossier “delicato”, quello del blocco dei licenziamenti, è stato risolto. È passata l’impostazione del ministro del lavoro Andrea Orlando. Per le imprese che dispongono della Cassa integrazione ordinaria, il blocco resterà in vigore fino a giugno. Per le altre imprese sarà selettivo fino alla fine dell’anno. Nel provvedimento, ha spiegato Draghi, è entrato anche un pacchetto sostanzioso a favore degli autonomi, che comprende anche una decontribuzione che vale 2,5 miliardi. Forza Italia ha spinto e ottenuto che nella misura fossero inclusi 300 milioni di euro per il settore agricolo». 

LE INSIDIE
Draghi è stato abile a schivare le domande più insidiose. Come quelle sul Mes, il Meccanismo europeo di stabilità. L’Italia prenderà i soldi del fondo salva Stati? Al momento, ha detto Draghi, non sono utili, perché l’Italia non ha un piano sanitario per impiegarli. Nel momento in cui lo avrà si potrà discutere di un’attivazione del Mes. Oppure come quando gli è stato chiesto se si sarebbe vaccinato e con quale vaccino. «Farò Astrazeneca, come mio figlio a Londra». Un passaggio importante Draghi lo ha riservato anche al turismo. «È stato», ha detto, «il più colpito ma è un settore dove vale la pena continuare a investire e che vale la pena continuare a sostenere. Tornerà con la fine della pandemia a essere un’industria prospera e in grado di occupare molte persone». A chi gli chiedeva poi, della scuola, il premier ha assicurato che «sarà la prima ad aprire». Un passaggio, l’ex governatore della Banca centrale europea lo ha riservato anche al debito e alla revisione del Patto di stabilità europeo. «Verrà il momento», ha spiegato, «di guardare al debito pubblico ma non è questo, in un’economia sostanzialmente in recessione. Non è questo il momento di pensarci. Le regole del patto di stabilità verranno discusse ed è difficile che restino uguali: in Germania è stata avanzata una richiesta di debito, in Spagna e Francia anche».
 

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