Decreto Rilancio, c'è la fiducia ma restano i nodi Cig e fisco

Fiducia sul decreto Rilancio ma restano i nodi Cig e fisco
Fiducia sul decreto Rilancio ma restano i nodi Cig e fisco
di Luca Cifoni
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Giovedì 9 Luglio 2020, 08:44 - Ultimo aggiornamento: 08:49

Un voto di fiducia conclude alla Camera il percorso della più significativa manovra di bilancio degli ultimi tempi. Il decreto Rilancio vale 55 miliardi in termini di maggior indebitamento netto e quasi tre volte tanto se si considerano anche le voci finanziarie che non impattano sul deficit (come le garanzie per la liquidità delle imprese o l'operazione Alitalia). Il testo che entrerà in vigore definitivamente sarà quello uscito da Montecitorio e in particolare dalla commissione Bilancio, perché non c'è tempo per altre modifiche al Senato, dove l'esame sarà una pura formalità almeno sotto il profilo dei contenuti. L'aula ha confermato ieri la fiducia al governo con 318 sì, 231 no e 2 astenuti: a seguire è iniziata la votazione sugli ordini del giorno, impegni che non hanno valore di legge ma a questo punto sono gli ultimi messaggi in bottiglia da parte dei parlamentari che non sono riusciti a far valere i propri emendamenti. Per oggi è quindi previsto il voto finale.

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Il testo, già pesantissimo quando era stato approvato dal governo, con i suoi 266 articoli, si è per così dire arricchito di decine di altre norme, inserite dai deputati grazie alla dote finanziaria lasciata a disposizione dal governo. Alcune questioni sono state precisate, a partire dall'atteso superbonus del 110 per cento, l'agevolazione fiscale per i lavori di riqualificazione energetica e prevenzione sismica. Altre sono rimaste in sospeso: è il caso delle ulteriori misure a favore delle zone terremotate del centro-Italia, che tra la costernazione dei territori interessati sono stati rinviati ad un successivo provvedimento.

LE RISORSE
Ma ci sono anche altri dossier che il governo dovrà riprendere in mano quanto prima, con il prossimo provvedimento di incremento del deficit. In tema di lavoro dovranno essere trovate ulteriori risorse per prolungare il ricorso agli ammortizzatori sociali. Questa voce assorbiva già una parte consistente delle risorse complessive, oltre 13 miliardi, ma almeno per alcuni settori maggiormente colpiti dalla recessione sarà inevitabile prevedere un'ulteriore estensione che traghetti gli interessati verso la fine dell'anno. Simmetricamente si pone il problema del divieto di licenziamento, giustificato dalla fase di emergenza ma destinato a scadere subito dopo Ferragosto. La ripresa dell'attività produttiva potrebbe quindi essere accompagnata da un'ondata di allontanamenti dei dipendenti, in concomitanza con le perduranti difficoltà delle imprese e il progressivo esaurirsi degli aiuti del governo (a partire dalla stessa Cig) anche su questo aspetto servirà una qualche forma di intervento seppur limitata. Un problema non troppo diverso si pone in relazione alla liquidità messa a disposizione dalle imprese, che le banche sono chiamate ad erogare alle imprese con la garanzia concessa dallo Stato (attraverso Sace nel caso dei finanziamenti alle imprese più grandi). Le garanzie sono state finanziate per una trentina di miliardi ma ci potrebbe essere l'esigenza di rimpinguare la provvista.

LE POLEMICHE
Lo stanziamento di una quantità così ingente di risorse non ha messo l'esecutivo al riparo dalle polemiche, legate soprattutto ai ritardi nell'erogazione degli ammortizzatori: ci sono ancora lavoratori che devono ricevere le somme relative a tutti e tre i mesi. Meno criticità ci sono state in questa fase per i bonus erogati ai lavoratori autonomi, che per quanto riguarda commercianti e artigiani sono confluiti nei trasferimenti a fondo perduto destinati alle piccole imprese. Al momento sono stati erogati, direttamente dall'Agenzia delle Entrate sul conto corrente degli interessati, circa 3 miliardi ovvero più o meno metà della somma resa disponibile. Le imprese hanno potuto usufruire anche della cancellazione dell'acconto Irap in calendario a giugno, decisione che viene incontro alle richieste del mondo produttivo ma crea per lo Stato un minor gettito (una tantum) pari a circa quattro miliardi. Nel prossimo provvedimento dovrò essere affrontata anche la questione dei versamenti fiscali fin qui rinviati che rischiano di abbattersi, sempre alla ripresa dopo l'estate, su alcune categorie di contribuenti.
 

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